La scelta della meta della pascolata di oggi è stata condizionata dalla consultazione dei siti meteo che annunciano per il pomeriggio fulmini e saette. Non andremo in Paradiso, allora, ma al Forte Cherle. Purtroppo alcuni di noi non possono partecipare a motivo di alcune indisposizioni. Un gruppo numeroso decide di giungere al Forte a piedi e il punto di partenza è il Passo Coe. C'è vento e nubi minacciose salgono dal Veneto. Don Roberto va in avanscoperta per cercare un nuovo sentiero (!!!), lo incontreremo più avanti. Il gruppo prende il sentiero ufficiale che porta in direzione della Malga Ortesino. Una volta ricomposta la compagnia assistiamo all'imprevisto più incredibile: l'esperto giardiniere Alberto si trasforma in veterinario quando vede che una delle vacche al pascolo sta iniziando a partorire. Giacomo corre ad avvisare gli abitanti della Malga che ci chiedono di andarcene per lasciare tranquilla la mucca, mentre cercano di portarla verso la stalla. Abbiamo visto solo due zoccoli ma la sensazione è comunque di qualcosa di straordinario oltre che inatteso. Il percorso si snoda su un sentiero ampio e sicuro ed è facilitato dal clima di condivisione che porta molti a condividere impressioni e riflessioni. Dopo circa due ore di cammino arriviamo ai ruderi dell'ex ospedale militare austriaco. Foto di rito e poi giù a rotta di collo dalla scala dell'imperatore: 185 gradini in pietra che ci portano rapidamente ai piedi del colle dove si ergono i resti del Forte Cherle.
L'albergo ci appare un miraggio. Don Roberto arriva per primo e la sua Mamma non lo riconosce! E siamo ancora prima di pranzo!!! Anna esce con un'espressione frutto della grande stanchezza: "è don Roberto che deve dimagrire, non io!".
Qui incontriamo il gruppo che è salito con pulmino e automobili. Massimo ha preso accordi per il pranzo e così ci troviamo in 45 in un'ampia sala per gustare un ottimo piatto di bigoli (=grossi spaghetti) al famoso sugo di Sarde del Lago di Lavarone, maccheroncini con sugo di cervo stagionato e tagliata di manzo ben cotta e al sangue. I gestori non credono ai loro occhi e ci offrono anche delle salamelle. Tutto è innaffiato con del buon vino. Il caffè è accompagnato anche dal consueto liquore alla prugna e dall'immancabile grappa. Sfatando il mito dell'inconfutabile precisione delle previsioni dell'aeronautica militare che prevedeva acqua a catinelle dalle 14.00, 16 impavidi decidono di tornare a piedi. Così, dopo una breve visita al Forte, il cammino riprende. Antonio, Luca, Francesco e Marco partono a cannone per onorare una scommessa, gli altri invece percorrono i sentieri che attraversano i boschi e le pinete che riportano al Passo Coe. In poco più di due ore tutti raggiungono il Passo, in tempo utile per poter raggiungere l'hotel per una salutare e ristoratrice doccia. La Messa, anche se al termine di un pomeriggio faticoso, è momento essenziale nel quale ricordare che la fede è esperienza che si misura con la sofferenza e la morte, la testimonianza dei santi e la quotidianità. La memoria di Santa Teresa Benedetta della Croce, co-patrona d'Europa, ci riporta al dramma dell'olocausto ma anche alla storia di una donna straordinaria sicuramente da conoscere. Durante la Messa purtroppo giunge anche l'ambulanza chiamata per soccorrere la nostra amica Mariangela, si decide di portarla in ospedale a Rovereto. Don Roberto accompagna i genitori mentre il resto del gruppo cena e vive l'abituale ma non scontato momento serale. Il pensiero va alla nostra amica, ma sappiamo bene che il modo migliore per affrontare questi momenti di fatica é stare insieme e vivere con serenità.
Intorno alla mezzanotte don Roberto torna annunciando che Mariangela è stata ricoverata per essere monitorata e curata al meglio. Far parte di una comunità significa anche accogliere momenti che paiono inopportuni, quasi capaci di mettere in dubbio la bontà della vita. Ma è anche l'occasione per riscoprire che i momenti difficili possono diventare opportunità per ripensare al proprio stile di vita e a come cercare di vivere la buona notizia del Vangelo anche nei momenti più tristi. In questo modo la preghiera della sera non può essere che un rinnovato rendimento di grazia.
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