domenica 31 dicembre 2017

Il presepe di Binago

Come di consuetudine il Presepe a Binago si rinnova di anno in anno cogliendo e rappresentando aspetti ed eventi di attualità del nostro vivere quotidiano, riletti alla luce del Natale.

La neonata Unità Pastorale di Castelnuovo Bozzente, Beregazzo, Figliaro e Binago non poteva mancare nella rappresentazione di questo Natale.

E’ sulla nuova realtà Pastorale che abbiamo voluto pensare il Presepe, immaginandola come un solo popolo in cammino verso la natività, guidata, anzi trainata dal suo Pastore e dai suoi collaboratori.

I campanili, con i personaggi che li circondano, rappresentano le nostre comunità in cammino verso il luogo della natività. 
Don Roberto è la nostra guida in questo percorso di Fede e di Speranza ed è lui che raccorda e accompagna tutti.


Il Presepe é ambientato nei nostri luoghi. 
I campanili riproducono fedelmente gli originali, così come la chiesa di Beregazzo.


L’edificio nel quale abbiamo immaginato la nascita di Gesù è la Cassinazza con lo sfondo raffigurato dai boschi, dalle Prealpi e dal monte Rosa.
L’ambientazione storica è volutamente di tanti anni addietro. 
Tempi caratterizzati da una condizione sociale ed economica limitata, carri e carretti anziché vetture, senza corse al consumismo e alle distrazioni di oggi, ma ricchi di Solidarietà e di Valori. 
Come in ogni contesto sociale, abbiamo rappresentato figure partecipative alla missione di salvezza insieme ad altre meno interessate a quanto sta accadendo.


In questa rappresentazione abbiamo inserito anche persone (e non solo) a noi tutti note:
-       don Davide

-       don Virginio
-       don Nestor
-       don Andrea
-       l’asinello Eufemio

Riuscite a individuarli?

Anche noi potremmo riconoscerci in qualche statuina o più semplicemente nei pastori che accolgono l’annuncio dell’Angelo.

BUON  NATALE  a  tutti.

31 dicembre 2017 - ComUnità n.17 anno V


sabato 26 agosto 2017

Quinto Giorno - Pellegrinaggio in Grecia

Delfi è un piccolo paese alle pendici del monte Parnaso non distante dal golfo di Corinto. Qui troviamo il sito archeologico che ci introduce a conoscere l'oracolo ispirato da Apollo dove si trovano le vestigia dell'omonimo santuario di Apollo, dove si svolgeva la cerimonia dell'oracolo. Manos ci fa intuire come la storia della Grecia classica fu influenzata profondamente dal responso dell'oracolo di Delfi e, fino alla conquista romana, il luogo venne arricchito e abbellito da monumenti votivi, eretti per ringraziare la divinità.





Il luogo è dominato dal santuario di Apollo, il più importante della Grecia classica. Durante l'età micenea nel luogo vi era un santuario consacrato alla dea Gea (Terra) ma, secondo un racconto di Omero, il dio Apollo prese possesso del santuario, apparendo sotto forma di delfino: da qui deriva il nome Delfi e dall'ultimo millennio avanti Cristo inizia il nuovo culto di Apollo delfico. Il santuario di Delfi ebbe grande influenza nella politica e nelle guerre: le decisioni più importanti che segnarono la storia greca dipesero anche in buona parte dall'autorità religiosa di Apollo delfico, attraverso l'interpretazione dell'oracolo da parte dei sacerdoti.
Per i Greci antichi consultare l'oracolo di Delfi significava porre domande al dio Apollo, che rispondeva attraverso una sacerdotessa, chiamata Pizia. La cerimonia si svolgeva all'interno del tempio di Apollo, in una cella sotterranea: quando la Pizia era ispirata dalla divinità, i sacerdoti interpretavano le sue parole e i suoi gesti, scrivendo le risposte in versi o in prosa. All'inizio queste consultazioni avvenivano una volta all'anno. In età classica, quando l'oracolo aumentò la sua importanza, si tenevano anche una volta al mese, ma non in inverno, perché si credeva che in tale stagione Apollo lasciasse il santuario. L'importanza dell'oracolo e la sua influenza politica favorirono la crescita di Delfi: nella città vennero istituiti anche i giochi pitici o delfici, che si svolgevano ogni quattro anni e comprendevano, tra le altre competizioni, anche corse dei carri con cavalli, come testimonia la statua in bronzo dell'auriga di Delfi che ammiriamo nel bel museo vicino alle rovine. 

Poco dopo l'introduzione alla visita, mentre iniziamo la via che ci conduce verso il tempio accade un fatto che ci disorienta per qualche minuto. Una turista cade da un'altezza di più di un metro. Alcuni vedono la scena, altri sentono solo la reazione spaventata. Maria Cristina si avvicina per un primissimo controllo. La signora provvidenziale non ha battuto la testa. Ci assicuriamo che sia assistita e poi proseguiamo il nostro cammino. Sapremo in seguito della frattura del ginocchio e del forzato rimpatrio in Polonia. L'episodio genera gli inevitabili commenti: distrazione, fotografie, sorpasso azzardato per raggiungere il gruppo, calzature non adatte... Ci riprendiamo dell'accaduto e continuiamo il cammino.
Il santuario è il luogo centrale di Delfi: qui avvenivano le consultazioni dell'oracolo e tutti i monumenti presenti nel complesso sacro riguardano il culto di Apollo. Il santuario è delimitato dal tèmenos ("recinto sacro") ed è attraversato dalla via sacra, che sale al tempio di Apollo. Lungo questa via lastricata, nel corso dei secoli, sono stati realizzati piccoli edifici sacri, edicole, colonne e statue, tutti caratterizzati dalla loro funzione votiva, per ringraziare cioè il dio Apollo dei consigli dati attraverso l'oracolo. I monumenti più importanti sono quelli donati dalle città in occasione di vittorie in battaglie: tra questi spicca il cosiddetto Tesoro degli Ateniesi, piccolo tempio dorico eretto a ricordo della battaglia di 
Maratona (490 a.C.). Al centro del santuario si trova il tempio di Apollo, in stile dorico: nell'àdyton, la "cella sotterranea", era conservata la pietra ritenuta dai Greci il centro del mondo (omphalòs, "ombelico") e il tripode, dove sedeva la Pizia per la cerimonia dell'oracolo. Saliamo fino al teatro per poter cogliere qualche immagine che ci dia una visione di tutto il sito archeologico.
Dopo una sosta per ristorarsi e "purificarsi" entriamo nel museo. Non si può certo descrivere un museo ma sicuramente la nostra guida è capace di condurci, in un crescendo narrativo, verso "l'incontro" più significativo: l'auriga di Delfi. Siamo di fronte ad un manufatto di rara bellezza che comunica stupore per la capacità creativa dell'uomo nel modellare l'inerte materia e renderla capace di trasmettere emozioni.

La zona di Delfi è composta anche da altri luoghi legati al culto. In una gola laterale è posta la fonte Castalia: l'acqua era usata per le purificazioni sacre.
A poca distanza vi sono le terrazze di Marmarià, dove si trova il santuario dedicato ad Atena Pronaia. Dei cinque edifici che compongono questo santuario è di particolare importanza, per la sua originalità, la 
thòlos: si tratta di un tempio a pianta circolare con 20 colonne doriche esterne, alle quali corrispondono 10 colonne interne alla cella. 
È ora del pranzo che consumiamo presso la Taverna "Anghello". I consueti assaggi della cucina greca, l'immancabile insalata greca (pomodori, cetrioli, peperoni, capperi e feta) e poi dell'ottima carne. Il dolcissimo e per chi vuole un discreto caffè espresso che ci viene offerto da Angela, la zia di don Roberto, che festeggia oggi il suo compleanno. 
Riprendiamo il cammino  verso Atene, non prima di sostare nel meraviglioso Monastero di Ossious Lukas. 
Fu fondato nel X secolo da San Luca lo Stiriota, che vi morì nel 953. Il monastero si erge in un luogo solitario alle pendici dell’Elicona, nella Focide, nei pressi della città di Stiris. Vi si custodiscono le reliquie del suo Santo fondatore, da cui prende il nome. La tomba del Santo è stata per secoli meta di pellegrinaggi. 
Il complesso monastico comprende due chiese, un refettorio e le celle dei monaci. La chiesa più antica è dedicata a Santa Maria Theotokos, ed è detta anche chiesa della Panaghia. Accanto a questa, agli inizi del secolo XI, fu costruita la seconda chiesa, il Katholikon, decorato con splendidi mosaici, in gran parte conservati, annoverati fra le più alte espressioni dell’arte musiva bizantina. Il corpo del Santo è posto tra le due chiese. La cripta che a lungo ha custodito la reliquia del Santo ci rivela immagini che ci introducono nel mistero della Risurrezione. 
Dopo la visita ci spostiamo vicino ad una piccola chiesa dove celebriamo all'aperto la Santa Messa.  Nonostante inizi a farsi sentire la stanchezza la partecipazione è sempre intensa. Il vangelo ci invita a costruire la nostra vita sul fondamento che è Cristo, la fede non ci mette al riparo dalla fatica quotidiana di vivere, non è un'assicurazione che tutto andrà secondo i nostri progetti, ma è la persuasione serena che in ogni situazione non saremo mai soli.
Riprendiamo la strada che ci porta verso Atene.
Nell'attraversare la Beozia, terra dell'antica Tebe, Manos coglie l'occasione per introdurci nel linguaggio della tragedia, grande espressione della letteratura classica greca. Il racconto dell'Edipo Re di Sofocle accompagna l'ultimo tratto di strada che ci separa dall'arrivo nella capitale greca. Panaiotis e Manos ci introducono alla città con un giro panoramico, aperitivo di quanto gusteremo domani.


 Arriviamo all'Hotel Titaian, in una zona centrale della città, velocemente ci vengono assegnate le camere e ci diamo appuntamento per la cena. La sera diventa l'occasione per iniziare a conoscere le vie dell'antica città e i suoi monumenti: la Biblioteca Nazionale, l'Università, il Museo della Numismatica, il palazzo del Parlamento con il cambio della Guardia... 


Un'altra straordinaria giornata, un dono speciale per noi, la gratitudine chiude nella preghiera anche questo giorno.