domenica 15 marzo 2020

Novena San Giuseppe - Lettera a San Giuseppe



Caro San Giuseppe, scusami se approfitto della tua ospitalità e, con una audacia al limite della discrezione, mi fermo per una mezz’oretta nella tua bottega di falegname per scambiare quattro chiacchiere con te. Tu continua pure a piallare il tuo legno, mentre io, seduto su una panca, in mezzo ai trucioli che profumano di resine, ti affido le mie confidenze… Mio caro San Giuseppe, sono venuto qui per conoscerti meglio come sposo di Maria, come padre di Gesù e come capo di una famiglia per la quale hai consacrato tutta la tua vita. E ti dico che la formula di condivisione espressa da te come marito di una vergine, la trama di gratuità realizzata come padre del Cristo e lo stile di servizio messo in atto come responsabile della tua casa, mi hanno da sempre incuriosito, e mi piacerebbe capire in che misura questi paradigmi comportamentali siano trasferibili nella nostra “civiltà”.
Attraverso l’uscio socchiuso, scorgo di là Maria intenta a ricamare un panno bellissimo, senza cuciture, tessuto tutto d’un pezzo da cima a fondo. Probabilmente è la tunica di Gesù per quando sarà grande. Quando tuo figlio indosserà quella tunica, lui, l’eterno, si sentirà le spalle amorosamente protette dal fragile tempo di sua Madre.
Dimmi, Giuseppe, quand’è che hai conosciuto Maria? Forse un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio con l’anfora sul capo? O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l’arco della sinago­ga? … Ti ha parlato di Jahvé. Di un angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell’universo e più alto del firmamento che vi sovrastava. Fu allora che le dicesti tremando: «Per te, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria. Purché mi faccia stare con te». Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente.
Hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condivi­dere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull’onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una crea­tura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto, in te e in lei. Non hai chiesto nulla per te; non per orgoglio ma per sovraccarico d’amore.
Ora Giuseppe… sta arrivando una donna dal forno. Ecco, ti ha portato del pane, e la bottega si è subito riempita di fragranza… Si direbbe che il pane, più che nutrire, è nato per essere condiviso. Con gli amici, con i poveri, con i pellegrini, con gli ospiti di passaggio. Spezzato sulla tavola, cementa la comunione dei commensali. Deposto nel fondo di una bisaccia, riconcilia il viandante con la vita. Offerto in elemosina al mendico, gli regala un’esperienza, sia pur fugace, di fraternità. Donato a chi bussa di notte nel bisogno, oltre a quella dello stomaco, placa anche la fame dello spirito che è fame di solidarietà. Un giorno anche tuo figlio lo spezzerà, prima di morire e la speranza traboccherà sulla terra. Spezza anche per me un po’ di quel pane. Dopo il pane, ecco ti portano il vino. Un giorno tuo figlio lo farà scorrere sulle mense dei poveri e sceglierà il succo della vite come sacramento del sabato eterno. Dammene un po’ e dammi anche un po’ d’acqua pura della fonte. Quando tuo figlio la userà per lavare i piedi ai suoi amici, diverrà il simbolo di un servizio d’amore, spiegazione segreta della condivisione, della gratuità, della festa.
Caro San Giuseppe, il mio incontenibile bisogno di senso ha trovato rifugio e risposte presso di te. Gli echi di questa ricerca di autenticità ancora si diffondono nel nostro tempo. E – ne siamo certi – continuano a giungere fino a te.
Tonino Bello, La carezza di Dio. Lettera a Giuseppe, Edizioni La Meridiana 1997

15 marzo 2020 - ComUnità n.27 anno VII



venerdì 13 marzo 2020

Novena San Giuseppe - 13 marzo 2020

San Giuseppe - Parrocchia Santi Ilario e Remigio in Figliaro

SOGNANDO UNA CASA

Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: "Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va' nella terra d'Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino". Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d'Israele. (Mt 2,13)

La patria, la terra dei padri. L'odore di casa, i sapori dei cibi, i profumi del proprio paese, i canti della preghiera. Quante volte Giuseppe e Maria avranno provato la nostalgia di casa, sognando di farvi ritorno.
Solo chi vive a lungo lontano può capire cosa significhi tutto ciò.
Quanti, come Giuseppe, sognano, progettano, sperano in una possibilità di fuga! Quanti “Erode” ogni giorno minacciano la vita e il futuro sereno dei figli di ogni uomo e donna di questo mondo. Giuseppe riceve un’altra grande intuizione e decide di fuggire.

Dalla “Redemptoris Custos” di San Giovanni Paolo II
Si può dire che quello che Giuseppe fece lo unì in modo del tutto speciale alla fede di Maria: egli accettò come verità proveniente da Dio ciò che ella aveva già accettato nell'Annunciazione. Il Concilio insegna: «A Dio che rivela è dovuta "l'obbedienza della fede", per la quale l'uomo si abbandona totalmente e liberamente a Dio, prestandogli il "pieno ossequio dell'intelletto e della volontà" e assentendo volontariamente alla rivelazione da lui fatta». La frase sopracitata, che tocca l'essenza stessa della fede, si applica perfettamente a Giuseppe di Nazaret.
Egli, pertanto, divenne un singolare depositario del mistero «nascosto da secoli nella mente di Dio», come lo divenne Maria, in quel momento decisivo che dall'Apostolo è chiamato «la pienezza del tempo», allorché «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» per «riscattare coloro che erano sotto la legge», perché «ricevessero l'adozione a figli»



Glorioso san Giuseppe, prega per noi!



giovedì 12 marzo 2020

Novena san Giuseppe - 12 marzo 2020

San Giuseppe - Parrocchia San Martino Vescovo in Castelnuovo


SOGNANDO DI FUGGIRE

Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». (Mt 2,13)

Quanti, come Giuseppe, sognano, progettano, sperano in una possibilità di fuga! Quanti “Erode” ogni giorno minacciano la vita e il futuro sereno dei figli di ogni uomo e donna di questo mondo. Giuseppe riceve un’altra grande intuizione e decide di fuggire.

Dalla “Redemptoris Custos” di San Giovanni Paolo II
Prima ancora di questo ritorno in Galilea, è da collocare un evento molto importante, per il quale la divina Provvidenza ricorre di nuovo a Giuseppe. Leggiamo: «Essi (i magi) erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: "Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo"». In occasione della venuta dei magi dall'Oriente, Erode aveva saputo della nascita del «re dei Giudei». E quando i magi partirono, egli «mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù». In questo modo, uccidendo tutti, voleva uccidere quel neonato «re dei Giudei», del quale era venuto a conoscenza durante la visita dei magi alla sua corte. Allora Giuseppe, avendo udito in sogno l'avvertimento, «prese con sè il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Dall'Egitto ho chiamato mio figlio"» .
In tal modo la via del ritorno di Gesù da Betlemme a Nazaret passò attraverso l'Egitto. Come Israele aveva preso la via dell'esodo «dalla condizione di schiavitù» per iniziare l'antica alleanza, così Giuseppe, depositario e cooperatore del mistero provvidenziale di Dio, custodisce anche in esilio colui che realizza la nuova alleanza.

Glorioso san Giuseppe, prega per noi!


mercoledì 11 marzo 2020

Novena San Giuseppe - 11 marzo 2020

San Giuseppe - Parrocchia Santi Pietro e Paolo in Beregazzo

SOGNANDO NELLA PAURE

L’Angelo gli disse: 
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere» (Mt1,20)


Giuseppe ha paura perché è un uomo. Teme di essere stato tradito da Maria. Teme di iniziare una famiglia con una donna così. Teme ancor più di esporre Maria alla condanna a morte denunciandola per adulterio. Cerca una soluzione che salvi la donna che ama. La soluzione arriva come una fulminea intuizione nel sonno. Anche nelle paure è possibile trovare la via d’uscita.


Dalla “Redemptoris Custos” di San Giovanni Paolo II

Nel corso della sua vita, che fu una peregrinazione nella fede, Giuseppe, come Maria, rimase fedele sino alla fine alla chiamata di Dio. La vita di lei fu il compimento sino in fondo di quel primo «fiat» pronunciato al momento dell’Annunciazione, mentre Giuseppe al momento della sua «annunciazione» non proferì alcuna parola: semplicemente egli «fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore».
E questo primo «fece» divenne l’inizio della «via di Giuseppe». Lungo questa via i Vangeli non annotano alcuna parola detta da lui. Ma il silenzio di Giuseppe ha una speciale eloquenza: grazie ad esso si può leggere pienamente la verità contenuta nel giudizio che di lui dà il Vangelo: il «giusto».
Bisogna saper leggere questa verità, perché vi è contenuta una delle più importanti testimonianze circa l’uomo e la sua vocazione. Il sacrificio totale, che Giuseppe fece di tutta la sua esistenza alle esigenze della venuta del Messia nella propria casa, trova la ragione adeguata nella «sua insondabile vita interiore, dalla quale vengono a lui ordini e conforti singolarissimi, e derivano a lui la logica e la forza, propria delle anime semplici e limpide, delle grandi decisioni».

Glorioso San Giuseppe, prega per noi!



martedì 10 marzo 2020

Novena San Giuseppe - 10 marzo 2020



In tre momenti diversi, tre riflessioni di Francesco su San Giuseppe: il Santo a cui il Papa è particolarmente devoto. Nelle poche righe proposte, il senso di tale amore e ammirazione.

Omelia per la Messa di inizio del ministero petrino - 19.03.2013

“Giuseppe è ‘custode’, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza”. 

Discorso alle famiglie, Mall of Asia Arena, Manila - 16.01.2015

“Io amo molto San Giuseppe perché è un uomo forte e silenzioso. Sulla mia scrivania ho un’immagine di San Giuseppe mentre dorme e quando ho un problema o una difficoltà io scrivo un biglietto su un pezzo di carta e lo metto sotto la statua di San Giuseppe affinchè lui possa sognarlo. Ora consideriamo il secondo aspetto: “alzarsi con Gesù e Maria”. Questi preziosi momenti di riposo, di pausa con il Signore in preghiera, sono momenti che vorremmo forse poter prolungare. Ma come san Giuseppe, una volta ascoltata la voce di Dio, dobbiamo riscuoterci dal nostro sonno; dobbiamo alzarci e agire come famiglie (cfr Rm 13,11). La fede non ci toglie dal mondo, ma ci inserisce più profondamente in esso.

Omelia Messa mattutina, Casa Santa Marta - 20.03.2017

“Io oggi vorrei chiedere, ci dia a tutti noi la capacità di sognare perché quando sogniamo le cose grandi, le cose belle, ci avviciniamo al sogno di Dio, le cose che Dio sogna su di noi. Che ai giovani dia – perché lui era giovane – la capacità di sognare, di rischiare e prendere i compiti difficili che hanno visto nei sogni. E ci dia a tutti noi la fedeltà che generalmente cresce in un atteggiamento giusto, lui era giusto, cresce nel silenzio - poche parole - e cresce nella tenerezza che è capace di custodire le proprie debolezze e quelle degli altri”. 

sabato 7 marzo 2020

Seconda domenica di Quaresima - 8 marzo 2020

Domenica scorsa abbiamo iniziato la Quaresima. Anche se in modo davvero inusuale, ciascuno si è certamente ricordato dell’invito fondamentale di questo tempo liturgico: «Convertiti e credi al vangelo!». Cioè: «Cerca di fondare da capo la tua esistenza sul vangelo!». 
La Chiesa torna ogni anno a ricordarcelo, così da evitarci il rischio di quel taglialegna che, ad un certo punto della sua vita, si rese conto d'arrivare a sera sempre più stremato. La legna tagliata diminuiva, mentre la sua fatica cresceva. Si confidò allora con un vecchio taglialegna, suo amico. Questi, dopo averlo osservato attentamente, gli indicò la lama dell'accetta. Già! L’uomo continuava a sprecare tempo ed energie, soltanto perché, assorbito com'era dal lavoro e dalla preoccupazione per la propria salute, non aveva avuto tempo di controllare la lama ormai smussata della sua accetta.
Ecco che cos'è la Quaresima: è il tempo di lasciarci illuminare gli occhi dal Signore, per verificare la nostra vita.  


  1. A questo scopo, nella prima lettura la Chiesa proclama i comandamenti di Dio al suo popolo. Anche al giovane ricco, assetato di vita eterna, Gesù raccomandò appunto, prima di tutto: «Osserva i comandamenti di Dio!». Anche la Chiesa continua a insegnarci la stessa cosa.
  2. Non lo fa, quindi, per metterci addosso delle croci! Ma perché ha compreso dal suo Signore che i comandamenti non sono una serie di obblighi e divieti, volti a mortificare la nostra esistenza. Al contrario, il loro scopo è di illuminarla. Dio conosce meglio di noi ciò che si agita nel nostro cuore; e ci ha rivelato i suoi comandi, proprio per aiutarci ad essere «beati» già su questa terra e poi soprattutto nell'aldilà. I comandamenti, quindi, sono un'indicazione, che Dio Padre ha dato all'umanità-bambina, per insegnarle che nella vita ci sono due vie: la via del bene e quella del male. Chi percorre la via del male, non solo si rovina la vita, ma fa soffrire anche gli altri e, a lungo andare, finisce nella perdizione eterna. Desiderando la nostra felicità, Dio ci ha donato i comandamenti come segnali per indicarci la via giusta per giungere a lui. 
  3. In questo senso, il salmo responsoriale di oggi proclama che «i comandi del Signore sono limpidi [e] danno luce agli occhi», cioè illuminano la nostra coscienza nel cammino della vita.
  4. La seconda lettura ci invita a intendere il tempo quaresimale come un ritrovare il gusto della conoscenza di Cristo, tornando a meravigliarci di Lui. Può capitare, infatti, che la frenesia o la superficialità, con cui viviamo, possano farci smarrire lo stupore credente nei suoi confronti. Così, Gesù rischia di trasformarsi per noi in un innocuo personaggio del passato o in un noioso argomento di catechismo!
  5. Ma se Cristo è «il perfetto compimento di tutte le cose» - come proclama la lettura -, è decisivo per il nostro cammino spirituale cercare di conoscerlo in maniera sempre più profonda, senza illuderci di sapere già «abbastanza» di lui. A questo scopo, in Quaresima potremmo porre più attenzione almeno ai densi vangeli domenicali, per lasciarci affascinare ancora da Gesù e dal suo modo singolare di comportarsi, per poi cercare di vivere come lui all'interno della Chiesa.
  6. Per quanto riguarda, infine, il brano evangelico, ci domandiamo quale sia il messaggio che la pagina di Giovanni ci offre sul mistero di Dio. Sottolineo tre aspetti.
1.La pagina di ricorda che la rivelazione cristiana è essenzialmente un donarsi di Dio a noi in Gesù. È un fatto personale; è un incontro, in cui Gesù comunica non semplicemente delle cose, ma comunica se stesso («Sono io che ti parlo»). La rivelazione cristiana è questo incontro personale, misterioso, sconvolgente, nel quale Dio si dona quale persona da incontrare nella sua pienezza. 
«Se tu conoscessi il dono di Dio»! Il dono di Dio è Dio stesso che si dona; è il suo Spirito, il suo Figlio, è la paternità che ci abbraccia e ci avvolge. Questa è la rivelazione.
2. Una seconda riflessione, molto semplice: Gesù chiede, ma per poter dare! Il dialogo con la samaritana comincia con una richiesta: «Dammi da bere». E anche tutto il seguito del brano mostra che Gesù esige, proprio per suscitare la possibilità di donare in pienezza. Così succede in tutta l'esperienza della fede. Gesù chiede un impegno morale, la preghiera, la perseveranza …, ma nel desiderio di dare infinitamente di più, di riempirci di Sé. 
3. Dal dialogo di Gesù con la donna, ricaviamo infine che Gesù è il vero tempio. La storia delle religioni è costituita da una ricerca dell'uomo, che vorrebbe entrare in contatto con Dio. E la domanda è sempre la stessa: «dove entriamo in contatto con Lui»? Gesù dà la risposta, parlando con la samaritana: «Il contatto autentico con Dio sono io, è lo Spirito che io dono, è la verità che io sono». Gesù è il tempio, il luogo della preghiera, il luogo nel quale giungiamo alla pace e dove il sentimento religioso profondo si pacifica nella verità.


Potremmo, perciò, esprimere per noi tre domande, che riflettono le tre indicazioni sottolineate.
  1. Nel mio cammino di fede e di maturazione cristiana, sto rendendomi pronto alla manifestazione, che Dio vuole farmi di Sé? Al riguardo, è opportuno rivisitare tutte le nostre pratiche di preghiera, la nostra vita cristiana, per capire come in essa Dio mi si dona. Non soltanto io mi dono agli altri, ma Dio si dona a me.
  2. Gesù chiede per dare. La domanda è pungente: mi difendo talora dalle richieste di Gesù? Non comprendendo che egli richiede qualcosa, per aprirmi il cuore a ricevere assai di più?
  3. Se Gesù è il vero tempio e in lui si vive l'adorazione al Padre, posso dire di «adorare Dio in Spirito e verità»? Mi prendo tempo per l'adorazione? Lascio spazi per la presenza dello Spirito che mi conduce verso la verità?
don Virginio

giovedì 5 marzo 2020

Esercizi Spirituali Parrocchiali quarto giorno 5 marzo 2020 - La grande prova di Abramo

Genesi 22,1-19
Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo!". Rispose: "Eccomi!". Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va' nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò".
3 Abramo si alzò di buon mattino, sellò l'asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. 4 Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. 5 Allora Abramo disse ai suoi servi: "Fermatevi qui con l'asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi". 6 Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.7 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: "Padre mio!". Rispose: "Eccomi, figlio mio". Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per l'olocausto?". 8 Abramo rispose: "Dio stesso si provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio!". Proseguirono tutti e due insieme. 
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. 10 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. 11 Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!". Rispose: "Eccomi!". 12 L'angelo disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito". 13 Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. 14 Abramo chiamò quel luogo "Il Signore vede"; perciò oggi si dice: "Sul monte il Signore si fa vedere". 
15 L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta 16 e disse: "Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, 17 io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. 18 Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce".
19 Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Betsabea e Abramo abitò a Betsabea.



mercoledì 4 marzo 2020

Esercizi Spirituali Parrocchiali secondo giorno 4 marzo 2020 - Il fiorire di Abramo

Genesi 18,1-33
1 Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno. 2 Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, 3 dicendo: "Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. 4 Si vada a prendere un po' d'acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero. 5 Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo". Quelli dissero: "Fa' pure come hai detto".
6 Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: "Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce". 7 All'armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. 8 Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

9 Poi gli dissero: "Dov'è Sara, tua moglie?". Rispose: "È là nella tenda". 10 Riprese: "Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio". Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda, dietro di lui. 11 Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne.  12Allora Sara rise dentro di sé e disse: "Avvizzita come sono, dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!". 13 Ma il Signore disse ad Abramo: "Perché Sara ha riso dicendo: "Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia"? 14 C'è forse qualche cosa d'impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te tra un anno e Sara avrà un figlio". 15 Allora Sara negò: "Non ho riso!", perché aveva paura; ma egli disse: "Sì, hai proprio riso".

16 Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall'alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. 17 Il Signore diceva: "Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, 18 mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? 19 Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso". 20Disse allora il Signore: "Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. 21 Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!".
22 Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. 23 Abramo gli si avvicinò e gli disse: "Davvero sterminerai il giusto con l'empio? 24 Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? 25 Lontano da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?".26 Rispose il Signore: "Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell'ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo". 27 Abramo riprese e disse: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: 28 forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?". Rispose: "Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque". 29 Abramo riprese ancora a parlargli e disse: "Forse là se ne troveranno quaranta". Rispose: "Non lo farò, per riguardo a quei quaranta". 30 Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta". Rispose: "Non lo farò, se ve ne troverò trenta". 31 Riprese: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti". 31 Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei venti". Riprese: "Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci". Rispose: "Non la distruggerò per riguardo a quei dieci".

33 Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.




martedì 3 marzo 2020

Esercizi Spirituali Parrocchiali secondo giorno 3 marzo 2020 - La fatica della fede


10 Venne una carestia nella terra e Abram scese in Egitto per soggiornarvi, perché la carestia gravava su quella terra. 11 Quando fu sul punto di entrare in Egitto, disse alla moglie Sarаi: "Vedi, io so che tu sei donna di aspetto avvenente. 12 Quando gli Egiziani ti vedranno, penseranno: "Costei è sua moglie", e mi uccideranno, mentre lasceranno te in vita. 13 Di', dunque, che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io viva grazie a te".
14 Quando Abram arrivò in Egitto, gli Egiziani videro che la donna era molto avvenente. 15 La osservarono gli ufficiali del faraone e ne fecero le lodi al faraone; così la donna fu presa e condotta nella casa del faraone. 16 A causa di lei, egli trattò bene Abram, che ricevette greggi e armenti e asini, schiavi e schiave, asine e cammelli. 17 Ma il Signore colpì il faraone e la sua casa con grandi calamità, per il fatto di Sarаi, moglie di Abram. 18 Allora il faraone convocò Abram e gli disse: "Che mi hai fatto? Perché non mi hai dichiarato che era tua moglie? 19 Perché hai detto: "È mia sorella", così che io me la sono presa in moglie? E ora eccoti tua moglie: prendila e vattene!". 20 Poi il faraone diede disposizioni su di lui ad alcuni uomini, che lo allontanarono insieme con la moglie e tutti i suoi averi. 

1 Dall'Egitto Abram risalì nel Negheb, con la moglie e tutti i suoi averi; Lot era con lui. 2 Abram era molto ricco in bestiame, argento e oro. 3 Abram si spostò a tappe dal Negheb fino a Betel, fino al luogo dov'era già prima la sua tenda, tra Betel e Ai, 4 il luogo dove prima aveva costruito l'altare: là Abram invocò il nome del Signore.
5 Ma anche Lot, che accompagnava Abram, aveva greggi e armenti e tende, 6 e il territorio non consentiva che abitassero insieme, perché avevano beni troppo grandi e non potevano abitare insieme. 7 Per questo sorse una lite tra i mandriani di Abram e i mandriani di Lot. I Cananei e i Perizziti abitavano allora nella terra. 8 Abram disse a Lot: "Non vi sia discordia tra me e te, tra i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli. 9 Non sta forse davanti a te tutto il territorio? Sepаrati da me. Se tu vai a sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra".
10 Allora Lot alzò gli occhi e vide che tutta la valle del Giordano era un luogo irrigato da ogni parte - prima che il Signore distruggesse Sтdoma e Gomorra - come il giardino del Signore, come la terra d'Egitto fino a Soar. 11 Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e trasportò le tende verso oriente. Così si separarono l'uno dall'altro: 12 Abram si stabilì nella terra di Canaan e Lot si stabilì nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sodoma. 13 Ora gli uomini di Sodoma erano malvagi e peccavano molto contro il Signore.
14 Allora il Signore disse ad Abram, dopo che Lot si era separato da lui: "Alza gli occhi e, dal luogo dove tu stai, spingi lo sguardo verso il settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. 15 Tutta la terra che tu vedi, io la darò a te e alla tua discendenza per sempre. 16 Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. 17 Аlzati, percorri la terra in lungo e in largo, perché io la darò a te". 18 Poi Abram si spostò con le sue tende e andò a stabilirsi alle Querce di Mamre, che sono ad Ebron, e vi costruì un altare al Signore.