sabato 11 aprile 2020

7. È compiuto!



Dopo aver preso l’aceto,
Gesù disse: «è compiuto!».
E, reclinato il capo, consegnò lo Spirito.
(Gv 19, 30)

Secondo il quarto vangelo questa è l’ultima parola di Gesù prima della morte. Giovanni testimonia questa parola come una proclamazione autorevole e convinta, come un grido di vittoria che annuncia il definitivo compimento di tutta la vita e la missione di Gesù. 
Gesù fa una vera e propria proclamazione: ha portato a termine la sua vita umana sulla terra e la missione ricevuta dal Padre che lo donava al mondo; ha portato a compimento tutte le Scritture, vivendo l’amore all’estremo, fino alla fine.
Questo ultimo grido di Gesù non significa “è finita”, bensì “Tutto è stato compiuto, perché vi sia finalmente l’inizio della salvezza, l’inizio della vita che attraverso l’amore ha sconfitto la morte per sempre”. Lo scopo ultimo dell’agire di Dio, attraverso suo Figlio, è amare e mostrare il suo amore.
A questo punto, reclinando il capo come per riposarsi, essendo completata la sua opera, Gesù può consegnare lo s/Spirito, cioè il soffio-respiro ma anche il Soffio-Spirito santo. Questa morte di Gesù è l’epifania del suo amore più grande, perché è “dare la vita per gli amici”. È certamente anche lasciarsi consegnare, condannare, mettere a morte in croce; ma se questo avviene senza una risposta violenta al male ricevuto, se questa passione genera perdono e misericordia, allora l’amore vince sull’odio, sul male, sulla morte stessa. Epifania, culmine, pienezza dell’amore!
Ora veramente tutto si è compiuto per sempre. Gesù sulla croce è il Figlio di Dio pienamente rivelato.
Ora può giungere per Gesù la morte, che nel quarto vangelo è azione di un vivente che si addormenta per riposare poiché si dice “emise lo spirito”, come consegna, dono, effusione del suo Spirito su tutta l’umanità, su tutta la creazione. Lo Spirito, che da sempre era stato compagno inseparabile di Gesù, ora è da lui donato e comunicato all’intera umanità, si è effuso su tutto l’universo.
Ripensiamo a questa parola di Gesù: “è compiuto!”, tutto è compiuto. Solo lui ha potuto dirla, noi non possiamo, perché nella nostra esistenza non siamo in grado di portare a compimento ciò che, tutti al più, abbiamo iniziato. Solo il Signore può portare a termine l’opera in noi e per noi, solo lui! A noi, in verità, Dio non chiede di portare a compimento l’opera, di portarla a pieno compimento, ma solo di predisporre tutto perché lui possa operare. E una volta che abbiamo acconsentito alla sua azione, ci chiede di aspettare da lui ogni compimento. Tutto ciò è espresso splendidamente da un famoso detto della tradizione ebraica: “non spetta a te compiere l’opera, ma non sei libero di sottrartene”.
Le nostre vite saranno sempre incompiute, perché sono umane, eppure quando giunge l’ora della nostra morte non accettiamo questo limite e abbiamo il sentimento di dover ancora portare a termine qualcosa prima di lasciare questo mondo. Ma la parola “fine” dobbiamo lasciarla dire a Dio: il Dio che realizza in noi il volere e l’operare, il Dio che ha iniziato l’opera in noi, lui la porterà a compimento. Noi non portiamo a compimento né la vita, né la vocazione, né alcuna missione. Il Signore ci darà quella completezza che manca, colmerà con la pienezza dell’amore quanto noi abbiamo lasciato incompiuto.

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