venerdì 10 aprile 2020

6. Ho sete!


Gesù, sapendo che ormai tutto
stava compiendosi,
affinchè si compisse la Scrittura,
dice: «Ho sete».
Vi era là un vaso pieno di aceto.
Mettendo su una canna di issopo 
una spugna piena di aceto,
gliela avvicinarono alla bocca.
(G 19, 28-29)

Anche sulla croce Gesù è sempre cosciente e consapevole del cammino che sta facendo verso la morte. Non è stato trascinato alla morte, questa non è per lui né un destino né un caso, perché egli vuole realizzare ciò che gli chiede la sua coscienza, nella quale è eloquente la volontà del Padre. Ecco perché Giovanni ci sottolinea che Gesù “sa”.
Ha sete, la sete di un condannato, torturato, flagellato, crocifisso e in agonia. Gesù è stanco e spossato, la sua gola è secca: invoca da bere, chiede che si abbia pietà di lui, chiede un po’ d’acqua. 
Colui che a Cana aveva cambiato l’acqua in vino per le nozze messianiche, ora che le nozze sono celebrate sulla croce, riceve l’aceto! Al dono del suo amore inebriante come il vino è contrapposto l’odio, l’inimicizia acida come l’aceto.
La sete che Gesù ha in questo momento è una sete più profonda e più forte, è la sete di Dio: il credente è attirato da Dio, lo cerca e desidera la sua presenza e il suo amore. Anche questa è stata la sete di Gesù credente, fin dall’inizio della sua vita, sete di comunione con Dio, sete di vita per sempre, sete di portare a compimento la volontà di Dio, cioè sete di amore.
Questo vale per ciascuno di noi poiché tutti siamo assetati, e nella nostra sete di acqua dobbiamo saper leggere anche la sete per la vita e soprattutto la sete d’amore: abbiamo bisogna d’amore, di riceverlo e di darlo, perché, se non c’è l’amore, la nostra vita non trova senso e quindi in noi regna la morte.
Gesù diventa per noi fonte di acqua viva che zampilla. Colui che ha sete, disseta, dà acqua viva per la vita eterna, acqua che diventa presenza dello Spirito Santo, Spirito di vita e di amore.
Purtroppo, oggi sono moltissimi i desideri che ci abitano, desideri introdotti da una cultura in cui dominano gli idoli del denaro, del consumo, dell’opulenza. Non sappiamo più fare discernimento tra i desideri, perché siamo come inebetiti dalla possibilità di soddisfare qualsiasi desiderio, buono o cattivo, utile al bene comune o nocivo per gli altri. Ma il nostro desiderio autentico e urgente è quello dello Spirito Santo che è vita, amore, perdono delle nostre colpe. Se sapremo conformare le nostre seti alla sete di Gesù, provocheremo una Pentecoste, una discesa dello Spirito su tutta l’umanità.
Al termine della contemplazione di questa parola dobbiamo chiederci qual è la nostra sete, se davvero siamo abitati dal desiderio dell’amore, della vita autentica che è Gesù Cristo. La sete, questa esperienza di ardente attesa, di impaziente invocazione, di profondo bisogno, in ultima analisi può essere metafora solo dell’amore, la realtà più degna di essere accostata.

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