venerdì 28 luglio 2017

Alzati e va' - giorno 5

Incredibilmente é già l'ultimo giorno. 
Si rinnova il rito della preghiera e della colazione ma oggi non abbiamo da organizzare una giornata nei dintorni di Forlì ma pensare ai preparativi per il ritorno verso casa. Dopo la colazione celebriamo l'Eucaristia. Necessariamente abbiamo bisogno di segni nella nostra vita che confortino le nostre scelte ma non dobbiamo correre il rischio di mettere alla prova Dio, piegandolo ai nostri progetti e ai nostri sogni. Solo la paziente cura della propria interiorità, l'ascolto premuroso di quanto si muove nel nostro cuore ci rende capaci di cogliere i molteplici segni della provvidenza di Dio che ci indicano quale sia la nostra vocazione. L'unica vocazione alla Santità si declina poi nello specifico della vita di ciascuno che richiede impegno e fedeltà quotidiana. Ringraziamo per il dono che sono Chiara, Andrea e Angelo. In modo singolare ricordiamo che tra due mesi Angelo vivrà il rito di Ammissione agli Ordini Sacri, segno visibile della sua volontà di continuare il cammino di verifica della chiamata alla vita consacrata nel presbiterato. Con lui ricordiamo anche gli altri amici seminaristi: Samuele, Francesco e Flaviano. 
Come al solito siamo in ritardo ma il nostro autista Drago non si scompone, carica tutti i bagagli mentre don Roberto saluta fratel Sergio. Ancora una volta ci viene detto che questo gruppo è stato davvero esemplare, sicuramente anche noi abbiamo da ringraziare per una splendida accoglienza e per le tante opportunità che ci sono state offerte. La nostra prossima meta è la città di Parma. Arriviamo per l'ora di pranzo e al Panino dell'Artista consumiamo un ottimo pranzo a base di mastodontici panini con hamburger di carne chianina, angus, tonno e poi bruschette e dolci. Così ben rifocillati andiamo verso il Duomo. La visita al bellissimo tempio é possibile gratuitamente solo per gruppi di quattro persone o singoli. I gruppi invece devono pagare un ticket, così il nostro gruppo per la prima volta si divide e a coppie di due, quasi ignorandosi le une dalle altre, entrano in chiesa. Dopo averlo visitato ci organizziamo per la seconda parte del pomeriggio. Abbiamo la possibilità di visitare il Battistero e di avventurarci per le vie dello shopping della cittadina emiliana. La diaspora si ricompone intorno alle 17.15. Non abbiamo altro luogo per il momento conclusivo che recarci presso  il Parco del Palazzo Ducale. Qui ci accoglie il concerto di cicale già conosciuto a Bologna. Ci mettiamo in cerchio e iniziamo la condivisione di queste giornate. Prevale il senso di gratitudine per l'allegria e la gioia che hanno caratterizzato lo stile di un gruppo che si è ritrovato sempre più unito. Così la differenza di età tra i più piccoli e i più grandi è stata superata dalla volontà di tutti di mettersi in gioco. Tutti hanno avuto la possibilità di dialogare e di essere ascoltati. Nella maggior parte la testimonianza di Fabio è stato uno dei momenti più importanti. Che sia un gruppo speciale viene confermato anche da Lorenzo e Martina, nipoti di don Roberto, che lunedì alla partenza non conoscevano nessuno dei ragazzi e ora si sentono parte di una nuova famiglia. Ma è anche l'esperienza di Andrea, finalmente lieto di avere qualcuno da salutare al termine della Messa nelle nostre comunità. Angelo poi ci  lascia il suo testamento di Mileto (!!!): è infatti l'ultimo giorno del suo servizio pastorale tra i ragazzi. Ci augura di saper continuare il cammino anche una volta ritornati a casa. Anche nel suo cuore c'è profonda gratitudine perché il breve arco vissuto insieme non gli ha impedito di vivere relazioni autentiche e significative. Anche Chiara testimonia la crescita di un gruppo conosciuto ormai da quattro anni; ricorda l'espressione del Salmo ascoltata durante la Messa a San Luca "Dio conosce tutte le stelle e le chiama ciascuna per nome", sottolinea la tenerezza di Dio che conosce e accompagna il cammino di ciascuno di noi. Infine mette in luce la bellezza del momento di silenzio nella chiesa di San Marino e della partecipazione alla Santa Messa attraverso il canto. Invita poi i ragazzi a scegliere il bene e a fidarsi di coloro che li possono aiutare nei passaggi talora contraddittori della loro età. Don Roberto, infine, invita a guardare con serenità il prossimo cammino comunitario: è molto probabile che non sarà lui a guidare una nuova esperienza di vacanza comunitaria adolescenti e giovani ma può appendere la "vacanza al chiodo" avendo raccolto tante benedizioni che in realtà hanno costellato molti anni vissuti tra i ragazzi. Ci esorta a raccontare il bene e ad essere più disponibili nel dire i motivi della nostra gratitudine; ci chiede di non dimenticarci del Signore e in particolare dell'Eucaristia e ad accogliere le proposte che verranno loro rivolte. Ringrazia per l'accoglienza rivolta a Lorenzo e Martina, un dono particolare di questi giorni. 
Come al solito siamo in ritardo per la cena, ci attendono alla Trattoria del Tribunale. Prosciughiamo tutte le riserve d'acqua. A tavola compaiono vassoi di gnocco fritto e diversi salumi locali, tagliatelle al culatello e un tris di tortelli coronano il primo piatto. Infine un assaggio di dolci locali impreziosisce l'ottima cena. Pur sapendo di poter contare sulla bontà del nostro autista, percorriamo velocemente la strada che ci separa da nostro torpedone. Drago ci accoglie sorridendo dicendoci "in cinque giorni non siete mai stati puntuali!" ma anche riconosce che non gli è mai capitato di avere un gruppo come il nostro. Per questo ci regala il suo consueto sorriso e si parte. 

Quando guardiamo il cielo è come se avessimo di fronte a noi un foglio punteggiato di stelle più o meno luminose; talora ci appaiono più luminose stelle che in realtà sono molto piccole ma sono più vicine alla terra. Guardando a questi giorni potrebbe essere la stessa cosa: abbiamo provato a leggere le esperienze e abbiamo colto le più luminose, quelle più vicine a noi ma siamo certi che molte altre sono allo stesso modo preziose. Dobbiamo avere più pazienza nell'osservarle, nell'avvicinarsi ad esse e nel cogliere come siano vie che ci portano verso Casa. 

giovedì 27 luglio 2017

Alzati e va' - giorno 4

Siamo già incredibilmente al quarto giorno. 
La percezione del tempo che corre veloce è segno chiaro che questi giorni sono intensi, sereni e gioiosi. Dopo la solita abbondante colazione celebriamo l'Eucaristia. Don Roberto ci propone di pregare per l'impegno dei cristiani nel mondo a motivo di quanto abbiamo vissuto nella seconda parte della giornata di ieri (vedi terzo giorno). Impegnarsi è difficile, ci viene detto, significa porre un segno evidente e personale di volontà nel costruire una realtà buona che duri nel tempo. Impegnarci noi per primi senza aspettare che siano gli altri a farlo, accogliendo l'invito che Papa Francesco diceva ai giovani durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia quando esortava a non essere "giovani da divano ma protagonisti della propria vita" per essere costruttori di una società capace di vivere la pace. Non ci é chiesto di fare cose straordinarie ma di mettere in ogni realtà che viviamo il meglio di noi stessi. 
Eccoci di nuovo sul nostro mitico Dragon Bus e ci rechiamo a sant'Apollinare in Classe. La professoressa Chiara preferisce questa meta a sant'Apollinare Nuovo perché nostalgica delle sue lezioni scolastiche. La Basilica dedicata al primo vescovo di Ravenna, Apollinare, propone nell'abside una maestosa rappresentazione realizzata con la tecnica del mosaico, modalità musiva che vale a Ravenna il titolo di "Bisanzio d'Italia". 
È quasi ora di pranzo, per questo ci rechiamo a Cesenatico dove abbiamo prenotato il pranzo presso gli amici del Fuorionda. Se dovessimo fermarci all'aspetto esteriore del locale non potremmo aspettarci un granché ma siamo smentiti dalla qualità e dall'abbondanza delle ottime piadine. Il pomeriggio ci vede protagonisti di una sosta al mare. Ci appoggiamo alla colonia salesiana sita in Viale Giosuè Carducci 183. Il gestore della struttura si mostra accogliente e disponibile così abbiamo la possibilità di usare i bagni, spiaggia e di divertirci sfidandoci in esaltanti partite di beach volley. Sotto lo sguardo vigile dell'allenatore Angelo che in perfetta tenuta sportiva segue i suoi pupilli, apprezziamo come la palla scivoli tra le mani di Giulia che nonostante l'impegno non riesca mai a tenerla nel campo di gioco. Sorprendente la pallavolista Sara, tuttavia l'ansia di prestazione le impedisce di dare sfoggio dei suoi colpi migliori, facendola apparire spesso fuori posizione. Nonostante questi giorni il suo pensiero sia al mondiale di freccette, con sicurezza calca la sabbia del piccolo stadio il nostro mitico Zucchy che si distingue soprattutto per le palle finite fuori campo, anzi fuori recinto, anzi nel recinto di due bagni più avanti! Per ogni recupero passa così molto tempo che potremmo prenderci un aperitivo!!! 
Raccogliamo quasi tutti i nostri bagagli, scopriremo infatti in serata che il nostro amico Marco lascia le sue scarpe da ginnastica nuove (marca non pervenuta!) su un tavolo. Sostiene che mentre tutti chiedevano di chi fossero le scarpe lui, proprio in quel momento, fosse in bagno. 
Torniamo verso Forlì. Nonostante la stanchezza si apre un'interessante riflessione circa il poeta Leopardi. Il nostro viaggio si rivela sempre più essere esperienza di alta cultura. 
Dopo cena iniziamo a preparare i nostri bagagli perché purtroppo il domani sarà già via di ritorno. Prima di iniziare la serata abbiamo l'occasione di ringraziare Elena, nostra giovane amica che ha aiutato Chiara nel preparare il nostro soggiorno romagnolo. 
Ci troviamo nella sala che ha visto i nostri incontri serali. Qui facciamo esperienza di come sia difficile intendersi. "Intesa vincente" è infatti un noto gioco televisivo dove due concorrenti devono attraverso un botta e risposta far comprendere a un terzo concorrente quale parola sia stata loro consegnata. I ragazzi si cimentano in questa prova e non mancano i momenti esilaranti, ma anche gli educatori danno prova della loro abilità. Così per indicare un noto ortaggio di colore rosso, frequentemente usato nelle nostre cucine, Chiara e Andrea danno indicazioni precise ma l'incauto Angelo scopriamo non sia amante del più comune pomodoro ma del più nobile rapanello. La serata continua con un momento da molti conosciuto, atteso e temuto. Ognuno riceve un titolo che interpreta qualche aneddoto, qualche caratteristica, qualche modo di fare, qualche attitudine che in questi giorni si è messa in particolare evidenza. Così scopriamo di avere tra noi un Drago, il nostro autista; una "Yellow submarine"; c'è chi "brancola nel buio"; chi sa "prendere posizione"; chi è "infiltrato"; chi ha un fisico bestiale; chi potrebbe stare sul palco di "zelig"; chi fa "lancio del peso"; chi ha trovato il suo "gemello diverso"...
Non manca il divertimento che non ci fa rendere conto del passare del tempo. Ormai è tardi ma non possiamo mancare di esprimere la gratitudine al Signore per quanto ci ha donato di vivere anche in questo giorno. 

Buona notte! 

mercoledì 26 luglio 2017

Alzati e va' - giorno 3

Siamo nel cuore della nostra esperienza. 
Anticipiamo la colazione di un quarto d'ora. Celebriamo la Messa sempre nella cappella della casa facendo memoria dei Santi Gioacchino e Anna. Il nostro pensiero va immediatamente ai nostri nonni. Ringraziamo per il dono della loro presenza nella nostra vita, per averci educato alla presenza di Dio, alla preghiera, per essersi presi cura di noi. Ci rendiamo conto anche di non essere sempre grati nei loro confronti e di sopportare faticosamente il loro avanzare negli anni, soprattutto quando ci ripetono sempre le stesse cose o non condividono il nostro modo di fare, di pensare. Ricordiamo anche coloro che sono già nell'abbraccio del Padre. 
Il nostro bravo autista ci porta a Bertinoro, attraverso vie impervie e strette giungiamo al parcheggio del Museo Interreligioso allestito nell'antica Rocca che fino al 1952 è stata anche sede vescovile. Salendo, però, incontriamo una lapide che ricorda un evento storico. Immediatamente non ne comprendiamo il significato, così decidiamo che a rivelare l'arcano sia don Roberto. Veniamo divisi in due gruppi e il percorso ci conduce attraverso le stanze che ci parlano delle tre grandi religioni monoteiste. L'itinerario non si rivela di per sé nuovo, tuttavia si rivela interessante nel creare una sorta di sintesi di tante informazioni che già abbiamo. Ci pare anche una buona soluzione quello di recuperare un luogo storicamente così ricco facendolo diventare spazio di educazione alla conoscenza e allo spirito critico. 
Ripartiamo alla volta di Rimini, puntualmente Drago ci lascia a pochi metri dal luogo dove Chiara ha prenotato il nostro pranzo: la Casina del Bosco, nei pressi del noto parco dedicato a Federico Fellini. Cortesia, velocità e soprattutto ottima qualità arricchiscono la nostra sosta. Così anche dopo aver consumato un ottimo dolce (tranne il salutista Angelo, "carpaccio di Ananas", fresco e molto buono a suo dire) iniziamo un breve giro di Rimini facendo sosta alla Fontana dei Quattro Cavalli. Sotto un sole cocente ci dirigiamo verso il Ponte di Tiberio, il clima é sereno: si chiacchiera, si scherza. Dopo una breve sosta ci dirigiamo verso il nostro prossimo appuntamento, il Centro Alberto Marvelli nei pressi di Sant'Agostino. Il nostro amico Nino ci accoglie e dopo una provvidenziale sosta ai bagni, in due piccoli gruppi visitiamo l'archivio. Esso contiene oggetti appartenuti al Beato, carta di identità, libretti universitari, cappelli di
laurea, spille dell'Azione Cattolica e della FUCI e altre testimonianze che iniziano a farci intuire lo straordinario vissuto nel quotidiano da questo giovane. Nella Chiesa di Sant'Agostino abbiamo la possibilità di essere introdotti a una seria di decorazioni attribuite alla Scuola di Giotto che trovano probabilmente in Giovanni da Rimini il suo principale esponente. Nella stessa chiesa c'è la tomba del beato Alberto e ci viene presentata la sua spiritualità che ha origine nella forte formazione cattolica nella sua famiglia e nell'incontro con l'esperienza della famiglia salesiana. Vivere con serietà la vita custodendo l'allegria la gioia sono elementi essenzi
ali nella vita del giovane Marvelli: la meditazione quotidiana, il Santo Rosario, la confessione settimanale, l'Eucaristia quotidiana animano le giornate del giovane ingegnere impegnato nella vita civile, impegnato prima nel farsi carico degli sfollati durante la guerra portando cibo con la sua bicicletta e poi come Assessore alla ricostruzione al termine della guerra. Rispettato anche dagli avversari politici, candidato sindaco della sua amata città muore tragicamente la sera del 5 ottobre 1948 in un incidente stradale, investito da un camion militare polacco. Per Alberto "l'amore non è mai riposo". Nel suo diario scrive: "il campo inesauribile della carità è una scuola magnifica di perfezione per noi e di apostolato per gli altri, ci abitua a considerare i veri valori della vita; ci stacca di più dalle cose della terra, confermando la parola di Cristo: che si prova più gioia nel dare che nel ricevere; ci fa sentire l'urgenza di risolvere tanti problemi di giustizia sociale, secondo gli insegnamenti del Maestro: "cercare prima il Regno di Dio e la sua giustizia". 
Chiediamo la benedizione del Signore per le preghiere e i meriti del beato Alberto e riprendiamo la strada del ritorno. 
Il dopo cena ci riserva uno dei momenti che sicuramente rimarranno più impressi nella nostra memoria e nei ricordi di questa vacanza. La testimonianza di Fabio Castagnoli ci ricorda, attraverso le parole ma anche visivamente, quanto sia vero che la vita sia un dono fragile e straordinario. L'incidente stradale che ha trasformato la sua vita ha ridimensionato le abilità di Fabio: istruttore di nuoto, concertista di chitarra classica e compositore di canti per i centri estivi, collaboratore della Pastorale Giovanile, attore, corista... un giovane allegro che ha dovuto, dopo lunghi mesi di coma, reimparare come un bambino che deve partire dai primi passi. Ciò che ci stupisce è l'allegria che accompagna il suo racconto, come anche il messaggio di speranza e di fiducia della bellezza di ogni vita. Ci domandiamo dove possa trovare la forza per affrontare un dramma così grande ed è papà Adriano che ci parla di una rete di amicizia, di preghiera, di solidarietà che ha permesso a Fabio e alla sua famiglia di poter affrontare non senza fatica ma insieme. Ha raccolto i suoi pensieri in un libro intitolato "Voglia di vivere". I ragazzi chiedono di poterlo avere per poterlo leggere, segno chiaro che questo incontro ha messo nel loro cuore delle domande che non possono avere risposte immediate. Sentiamo gratitudine per questo nostro amico il quale a sua volta ci ringrazia per averlo accolto e ascoltato. 
I mercoledì di giugno e luglio sono caratterizzati a Forlì da una serie di iniziative che animano la città rendendola luogo di incontri per giovani e meno giovani! Musica dal vivo, piano bar, negozi aperti, teatro all'aperto, gonfiabili, giochi per i bambini sono alcuni dei modi in cui la città si anima e offre un tempo di distensione e serenità. Camminiamo per le vie del centro incuriositi e allegri, c'è il tempo anche per consumare un gelato, una granita, una bibita. Torniamo verso la nostra casa, nella preghiera del Padre Nostro raccogliamo le esperienze della giornata, i pensieri, i sentimenti e anche un po' la fatica che però non ci impedisce di essere profondamente grati.
Buona notte!

martedì 25 luglio 2017

Alzati e va' - giorno 2

Il primo appuntamento comunitario è la colazione alle 8.30 che si rivela ricca e abbondante. Subito dopo nella cappella della casa celebriamo l'Eucaristia nella memoria di San Giacomo apostolo. Il famoso Santuario galiziano di Compostela ci consente di fare una riflessione che ancora rimanda a un'immagine chiave del nostro cammino comunitario: le stelle come guida. La Parola di Dio invece ci invita a vivere la vita nella forma del servizio che si fa dono. Abbiamo l'occasione di salutare Elena che, insieme a Chiara, ha curato la preparazione logistica della vacanza. 
Prontissimo troviamo il nostro Drago che ci porta in terra straniera, la Repubblica di San Marino. La tradizione ci consegna la fondazione di questa Repubblica nella figura di San Marino diacono, originario della Croazia fuggito alle persecuzioni dell'inizio del IV secolo. La venerazione di questo santo coincide con il principio cardine della Repubblica: la libertà.
Iniziamo a camminare per le ripide vie del piccolo Stato e arriviamo alla Torre di Guaita la cui visita rimandiamo perché abbiamo prenotato il pranzo presso La Capanna. Consumiamo ottime piadine e tra tutti si distingue Angelo che da quando è tra noi ha iniziato a capire che il cibo non è una minaccia alla vocazione. Lui, che comunemente è sempre così parco, divora due piadine e finisce la caprese di una delle ragazze. Il clima è molto sereno e il nostro gruppo si rivela anche così educato da ricevere le lodi dei gestori. 
Visitiamo la Torre di Guaita e siamo particolarmente fortunati perché all'interno del complesso possiamo incontrare personaggi che indossano abiti di tradizione medievale, alcuni dei quali si rivolgono a noi in un gergo che rievoca un po' quello che studiamo nei poeti di quel periodo. Rapidamente il tempo passa in fotografie panoramiche, avventurose salite verso la parte più alta della Torre e serena allegria. Terminata la visita andiamo verso la Chiesa dedicata al santo patrono.
È una costruzione che rimane poco isolata ma è certamente punto fondamentale di San Marino anche perché anticamente era qui che si svolgevano anche le pratiche amministrative. L'attuale edificio è di recente costruzione, l'interno è austero e invita alla preghiera. Così ci fermiamo per la riflessione che ha come tema la riscoperta dei doni che abbiamo ricevuto in passato e che caratterizzano il nostro presente facendoci guardare con fiducia al futuro.
 Sono i nostri talenti, qualità che danno al nostro agire quotidiano tratti di unicità e il sapore della creatività. Emozionante è il tempo di silenzio (circa 30 minuti) che i ragazzi vivono, riflettendo a partire dai suggerimenti di don Roberto e dal testo che abbiamo scelto per vivere i momenti di spiritualità di questi giorni. Terminata la preghiera la signora dell'accoglienza conduce il gruppo a visitare la più antica chiesa di San Pietro.  Nell'abside della stessa, scavati nella roccia, spazi simili ai loculi delle catacombe che la tradizione dice siano stati i luoghi del riposo di San Marino e del compagno San Leo. Riceviamo parole di apprezzamento per il nostro modo di stare in chiesa e di vivere la preghiera. I ragazzi hanno quindi la possibilità di muoversi liberamente per le vie della città. La preoccupazione per il possibile smarrimento di un telefono cellulare ritarda la partenza ma fortunatamente l'allarme rientra, vero Miriam?

Ritorniamo perché ci attende la cena a casa base. Organizziamo un torneo di beach volley e di basket ball tra i ragazzi con la partecipazione di due star della pallacanestro internazionale: Andrea Pisonis, di origine greca, e Anghelo Papiu di origine rumena. Terminato il torneo, in una sala messa a disposizione giochiamo a un gioco di ruolo che, prendendo le mosse dal più famoso e articolato Lupus in tabula, è semplificato in un titolo inquietante: Mafia! Il conduttore del gioco distribuisce a ciascuno dei ruoli e, attraverso alcune di per sé semplici regole, si inizia a giocare.
Diciamo di per sé perché durante il gioco qualcuno si perde, vero Marco? Ma sotto la guida dell'ottimo nerd Edoardo, che gioca ogni sera a questo gioco (!!!), riusciamo a concludere la partita. 
La preghiera della sera è un momento che rinnova la gratitudine, ci ricorda che tutti possiamo essere una stella luminosa per gli altri e don Roberto ci esorta a custodire il sogno che abbiamo dentro di noi e a non permettere a nessuno di spegnere le nostre più profonde speranze. A domani. Buona notte!

lunedì 24 luglio 2017

Alzati e va' - giorno 1

Quando riusciamo a partire sono già le 6.45. 
Arrivati in autostrada don Roberto ci introduce alla vacanza con un breve momento di preghiera e annuncia che ciascuno dovrà presentarsi per farsi conoscere. In realtà, la gran parte del gruppo già può vantare esperienze condivise e amicizie importanti ma qualche new entry c'è, così questa modalità appare essere la più indicata per introdurci a queste giornate di condivisione. In taluni prevale la timidezza, in altri una velata spavalderia. Alcuni ci fanno sorridere, altri anche pensare. 
Il tragitto procede sicuro grazie anche alla nostra guida che ben presto soprannominiamo "drago". Tuttavia qualche rallentamento fa in modo che il nostro arrivo a Bologna sia intorno alle 10.30. Veniamo lasciati in piazza Malpighi e iniziamo subito a fare delle prove di inseguimento, ma ve ne parleremo in seguito. Arriviamo in piazza Maggiore, già Piazza Vittorio Emanuele. Entriamo nella basilica di San Petronio, dopo essere stati introdotti dalla nostra professoressa Chiara sulla struttura della facciata e su ciò che vedremo all'interno. 
All'ingresso si crea un breve siparietto con gli addetti alla custodia del decoro del Sacro Tempio. In realtà, paiono più due capitati lì per caso. Tuttavia alcune delle nostre fanciulle, a loro giudizio bisognose di essere un po' meno scollacciate,  vengono rivestite a loro dire da un "kimono" che assomiglia di più a un camice ospedaliero. 
La nostra guida ci accompagna nella scoperta dei tesori della Basilica anche se la nostra maggiore curiosità è attratta dall'affresco che ritrae Maometto all'inferno, immagine che rende questa Chiesa uno tra gli obiettivi sensibili del terrorismo internazionale. 
Vediamo l'immagine da lontano perché la cappella per essere visitata merita un'offerta e il tempo a disposizione per noi non è molto.
Il professor Andrea insieme a Edoardo cerca di comprendere come funzioni la meridiana ben visibile sul pavimento del Duomo. Ci faranno sapere se le loro ricerche hanno avuto successo. 
Torniamo sui nostri passi e ci rechiamo nella zona delle Torri, della più famosa torre degli Asinelli alta 98 metri, con una pendenza di 2,32 metri a ovest la cui sommità si può raggiungere percorrendo i 498 gradini, niente a che vedere con la torre Garisenda, alta "solo" 48 metri (perché è stata abbattuta, dice il professor Andrea).
Ci rechiamo nel complesso delle Sette Chiese (anche se il professor Andrea ne ha contate solo due, e in quanto a conti non può sbagliare....). La Chiesa di Santo Stefano, di chiara impostazione romanica, custodisce una cripta dove sono poste le reliquie dei due martiri Valente e Agricola. Dalla stessa si accede a un chiostro che testimonia la presenza di una comunità monastica.
È ormai ora di pranzo e abbiamo prenotato un posto a sedere nei Giardini Margherita. Consumiamo il nostro lauto pasto allietati da un "apprezzatissimo" concerto di cicale, Piercarlo dice "in Sol terzo"!!! 
Telefoniamo al nostro mitico Drago che viene a prenderci in piazza di Porta San Mamolo e ci porta allo Stadio Dall'Ara. Lì inizia un camminamento porticato che conduce al Santuario di San Luca. All'inizio del cammino viviamo un momento celebrativo che introduce quello che vorremmo sia un breve ma intenso pellegrinaggio. Siamo invitati a custodire la parola del Vangelo che sentiamo più vicina al nostro vissuto, domandandocene anche il perché. Inoltre, un brano della Genesi che ci riporta alla promessa di Dio fatta ad Abramo di avere una discendenza come le stelle del cielo e ci indica l'immagine che vorremmo illuminasse tutti questi giorni. Le stelle sono la realtà immutata contemplata prima di noi da Gesù stesso, da Francesco che ne ha cantato la luminosità, la bellezza e la purezza e tutti coloro che amiamo. Vorremmo essere gli uni per gli altri una stella luminosa perché la costellazione dell'amicizia brilli sempre nei nostri cuori. Il lungo e impegnativo percorso per la prima parte è compiuto in silenzio, ma poi siamo chiamati a condividere le nostre prime riflessioni con un amico o un'amica che ci è stato affidato. Arrivati alle porte del Santuario ci informiamo sulla possibilità di celebrare l'Eucaristia, che ci viene accordata per le ore 16.30. Abbiamo così il tempo per riposarci, andare in bagno e rifornirci d'acqua. Celebriamo la Messa della Madonna di San Luca in rito romano. Don Roberto nell'omelia ci invita a custodire la gratitudine riprendendo le parole del salmo che dice che "Dio conosce tutte le stelle e le chiama ciascuna per nome", l'amicizia che il brano della Visitazione ha sempre la forza non solo di evocare ma di rendere in tutta la sua intensità, un'amicizia che genera un'immensa gioia che apre alla benedizione e alla lode.
Terminata l'Eucaristia andiamo velocemente al pullman, ci attende il tratto di strada che ci separa da Forlì, campo base della nostra avventura. Casa Orselli dei Salesianj si rivela una meta difficile da raggiungere con il nostro "dodici metri". Nuovamente apprezziamo la guida sicura di Dragce ma non possiamo rischiare di incastrarci nelle strette vie del centro. Lasciamo quindi il pullman a 30 metri dall'ingresso e con i nostri bagagli ci rechiamo all'ingresso della casa. Lì ci accoglie il direttore fratel Sergio. L'assegnazione delle camere appare alquanto rocambolesca ma non dubitiamo della qualità dell'accoglienza e l'ottima cena ne è conferma. Il dopo cena ci vede protagonisti di sfide a basket e a beach volley tanto appassionanti da occupare il tempo fino alle 22.30.
La maggior parte di noi è molto sudata, tranne il seminarista Angelo che fa l'allenatore anche se non conosce le regole dei giochi. Nonostante la stanchezza ci raccogliamo per un breve momento di preghiera. Ripensiamo alla giornata e ringraziamo per tutto ciò che abbiamo ricevuto. 
Buona notte!

sabato 1 luglio 2017

1 luglio 2017 - Omelia di Mons. Franco Agnesi in occasione della Festa Patronale di Beregazzo

Buona festa patronale a tutti! 
In questa celebrazione che per voi richiama la festa dei patroni Pietro e Paolo noi viviamo la liturgia domenicale, come è giusto che sia in ogni celebrazione eucaristica che tocca il tempo della domenica. La Parola di Dio che abbiamo ascoltato può aiutarci a comprendere qualcosa di più del mistero di questi due santi che sono le colonne della Chiesa, ma ciò che riguarda la nostra vita, il nostro cammino.
La lettura che abbiamo ascoltato del Libro della Genesi, forse è molto nota, ma custodisce una riflessione che non riguarda soltanto la narrazione del tempo - la Genesi è scritta per noi, è la nostra storia che si rispecchia in quelle vicende narrate. La nostra storia è una storia che attraversa misteriosamente ma realmente anche la corruzione, anche il male, che non è soltanto quel male che inevitabilmente o a volte colpevolmente per la nostra fragilità possiamo compiere. Non è questo, che è oggetto della meditazione della Parola della Genesi ma è la corruzione, cioè il teorizzare che il male è il senso della vita. È teorizzare e agire sapendo che faccio del male. Questo attraversa purtroppo l’esperienza della vita umana. Ci ha forse un poco spaventato quella parola che Dio dice a Noè: «è venuta per me la fine di ogni uomo. Io lo distruggerò insieme con la terra». Dio si pentì di aver creato l’uomo nel giardino. Una parola che ci tocca profondamente, Dio si pente. In realtà Dio non si pente, Dio ricomincia, riprende proprio andando a cercare un giusto su cui far leva per salvare l’umanità. Potremmo anche dire: Dio viene a cercare quel bene che c’è dentro ciascuno di noi, non lo smarrisce, lo cerca come il tesoro prezioso, come la perla preziosa per cui dare tutto per riprenderlo, per dare fiducia, per ricominciare il cammino. Questa è la bella notizia che ci dà il racconto della Genesi: Dio è tentato di pentirsi perchè Dio è umano, perchè Dio ha dentro tutte le nostre dimensioni e le condivide in pieno nella sua umanità, è dispiaciuto che si prenda questa strada ma nello stesso tempo sa andare a scoprire il bene che c’è e su cui può costruire, ricostruire, ricominciare il cammino. Ecco, dunque, ciò che Dio fa attraverso questo racconto dell’arca che Noè prepara. I rabbini commentano che la gente attorno, vedendo Noè che faceva questa cose, diceva “ma cosa stai facendo? Ma sei matto! Cosa ti metti a piantare i cedri? Perchè?”. Non si lasciano interrogare perché l’unica preoccupazione della vita era cercare le cose per sé, non si domandavano dove stiamo andando? Che responsabilità abbiamo? Pensiamo quanto oggi il Papa ci sta insegnando, anche del rispetto della casa di tutti che è la terra, nella quale possiamo dare speranza a chi è più piccolo, a chi ha davanti a sé un futuro ancora da costruire, a quanto può essere corrotto il fatto di farci soltanto i nostri comodi non pensando per nulla al bene di altri.
Ecco dunque il contesto nel quale anche il Vangelo di Luca si pone, anche il Vangelo è un po’ forte e forse ci ha un po’ spaventato ma Gesù vuole soltanto svegliarci e non spaventarci e dire: sì, anche qui si può ripresentare la stessa situazione, anche per noi che facciamo tutte le cose -mangiamo, beviamo, comperiamo, ci sposiamo, lavoriamo - ma senza renderci conto per chi lo facciamo. Tutto questo è fatto solo per salvare la mia vita? Cioè, mi preoccupo solo di me… Questo finirà. Gesù dice: “se tu fai tutto questo dando la tua vita per gli altri allora manterrai la tua vita, manterrai viva la tua esistenza”. È quello che ha fatto Gesù. Anche lui realmente non si è interessato di sé ma ha pensato solo a noi, ha fatto tutto per noi. È sembrato sconfitto ma in realtà la sua vita è piena e oggi ci accompagna, è qui Vivo in mezzo a noi. Il segreto dell’esistenza è di nona cumulare soltanto per sé ma di condividere con altri: non hanno fatto così forse Pietro, Paolo? I vostri patroni. Paolo ha fatto tanto male al Signore ma tanto il Signore lo ha fatto diventare il più grande apostolo delle genti perché tutti si sentissero benedetti da Dio. Pietro ha tradito tre volte Gesù ma Gesù per tre volte ha fatto emergere in lui quell’amore che aveva dentro e gli ha detto “adesso pasci le mie pecore”. Vivere non per sé ma per il Signore e per il bene degli altri. Ecco cosa oggi il Vangelo ci suggerisce come cammino della nostra vita. E la lettera di Paolo ai Galati dice proprio così: ci sono egli atteggiamenti, che sono le opere dell’egoismo, della carne, che hanno come unico effetto quello di distruggere: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni… queste cose distruggono la fiducia, l’amicizia, lo sguardo positivo sulla vita, il bene per un altro. C’è invece il frutto dello Spirito: amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sè: atteggiamenti che muovono il cuore, la bocca nel nostro modo di parlare, le mani. Questo frutto dello Spirito edifica, costruisce. Il Signore oggi ci invita a domandarci: come possiamo edificare fiducia, coraggio, speranza, comunione? Dando la nostra vita, dando la disponibilità a Lui a prenderci cura di coloro che il Signore ci affida. Qualunque sia la nostra vocazione. Preghiamo i grandi apostoli Pietro e Paolo perché incoraggino la vita della vostra comunità ma insieme incoraggino anche tutte le realtà ecclesiali che sono da loro guidate, protette e orientate nel loro cammino missionario. 
(testo non rivisto dall'autore)