martedì 7 aprile 2020

3. Oggi con me sarai nel Paradiso


Ora, uno dei malfattori appesi alla croce
bestemmiava Gesù dicendo:
«Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!».
Ma l’altro, rispondendo,
lo rimproverava dicendo:
«non hai alcun timore di Dio,
pur subendo la stessa condanna?
Noi, giustamente,
perché riceviamo il dovuto
per ciò che abbiamo fatto;
ma costui non ha fatto nulla di male».
Poi disse: «Gesù, ricordati di me 
Quando entretai nel tuo Regno».
E gli disse: «Amen, dico a te: 
oggi con me sarai nel paradiso».

(Lc 23, 39-43)

Accanto a Gesù sono stati crocifissi due delinquenti e questa è la piena realizzazione di quanto aveva annunciato la Scrittura. Anche nel momento della morte Gesù è in compagnia di peccatori, come lo è sempre stato durante la vita. Proprio con chi ha peccato, fino alla fine, Gesù mostra solidarietà. Come ha vissuto, così muore. 
Non ci sono i suoi apostoli, ma ci sono due peccatori.
Ma questi due uomini sono diversi tra loro; uno bestemmia Gesù e si unisce al disprezzo della folla nei suoi confronti, arrivando addirittura a tentarlo, chiedendogli di scendere dalla croce. Costui pensa che un Messia che muore in croce non sa salvare sé stesso, figuriamoci gli altri. Costui rappresenta coloro che scelgono la violenza per raggiungere i propri scopi, e tutti quelli che hanno la pretesa di fare il bene senza chiedersi se lo fanno con lo stile di Gesù. 
L’altro malfattore invece, con il quale ci piace identificarci, rimprovera il primo e rinuncia a giustificarsi perché ha compreso il proprio fallimento. Alla vista di Gesù, il giusto ingiustamente crocifisso, il re, ma re umilissimo, lo invoca con parole tipiche della preghiera ebraica: “ricordati di me …”. Si rivolge a Gesù con semplicità e intimità sorprendenti.
Gesù gli risponde con un tono solenne e così compie la sua vocazione: era venuto per i malati e non per i sani, per i peccatori e non per i giusti, e ora accoglie con sé questo malfattore nel suo Regno.
Il dato più straordinario è che gli assicura che già “oggi”, la sua vita si compirà con Cristo in paradiso, nell’eternità. Questa la comunione con Cristo, essere nella sua gloria. Questo “oggi” è l’oggi di Dio, è l’oggi della salvezza, l’oggi per ognuno di noi, oggi nel quale Lui ci parla e ci ammonisce a non indurire il cuore.
Il malfattore ha ottenuto il suo “oggi”, la sua amicizia con Gesù che non finisce mai. Ha ottenuto il paradiso senza alcun merito. 
Perfino i discepoli non sono all’altezza della fede di questo malfattore poiché dopo la Sua morte saranno tristi e abbattuti, senza speranze. Il malfattore, invece, pur essendo molto lontano da Gesù si fa a Lui vicinissimo. 
I poveri erano stati indicati come i primi destinatari del Vangelo, ora è un peccatore il primo inquilino del paradiso.
Anche per noi, oggi, nella sofferenza e di fronte alla morte ci sono due possibilità: indurirci, diventando cinici fino al sarcasmo; oppure intenerirci, diventando capaci di comunione con gli altri, esercitandoci nel credere all’amore, nel dare e nel ricevere amore.
Questa parola di Gesù ci fa sperare, sperare per noi stessi e sperare per tutti: nessuno, per quanto sia stato malvagio, se riconosce l’amore può essere escluso dalla vita oltre la morte. Per ciascuno la morte può essere un nuovo inizio.


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