sabato 7 marzo 2020

Seconda domenica di Quaresima - 8 marzo 2020

Domenica scorsa abbiamo iniziato la Quaresima. Anche se in modo davvero inusuale, ciascuno si è certamente ricordato dell’invito fondamentale di questo tempo liturgico: «Convertiti e credi al vangelo!». Cioè: «Cerca di fondare da capo la tua esistenza sul vangelo!». 
La Chiesa torna ogni anno a ricordarcelo, così da evitarci il rischio di quel taglialegna che, ad un certo punto della sua vita, si rese conto d'arrivare a sera sempre più stremato. La legna tagliata diminuiva, mentre la sua fatica cresceva. Si confidò allora con un vecchio taglialegna, suo amico. Questi, dopo averlo osservato attentamente, gli indicò la lama dell'accetta. Già! L’uomo continuava a sprecare tempo ed energie, soltanto perché, assorbito com'era dal lavoro e dalla preoccupazione per la propria salute, non aveva avuto tempo di controllare la lama ormai smussata della sua accetta.
Ecco che cos'è la Quaresima: è il tempo di lasciarci illuminare gli occhi dal Signore, per verificare la nostra vita.  


  1. A questo scopo, nella prima lettura la Chiesa proclama i comandamenti di Dio al suo popolo. Anche al giovane ricco, assetato di vita eterna, Gesù raccomandò appunto, prima di tutto: «Osserva i comandamenti di Dio!». Anche la Chiesa continua a insegnarci la stessa cosa.
  2. Non lo fa, quindi, per metterci addosso delle croci! Ma perché ha compreso dal suo Signore che i comandamenti non sono una serie di obblighi e divieti, volti a mortificare la nostra esistenza. Al contrario, il loro scopo è di illuminarla. Dio conosce meglio di noi ciò che si agita nel nostro cuore; e ci ha rivelato i suoi comandi, proprio per aiutarci ad essere «beati» già su questa terra e poi soprattutto nell'aldilà. I comandamenti, quindi, sono un'indicazione, che Dio Padre ha dato all'umanità-bambina, per insegnarle che nella vita ci sono due vie: la via del bene e quella del male. Chi percorre la via del male, non solo si rovina la vita, ma fa soffrire anche gli altri e, a lungo andare, finisce nella perdizione eterna. Desiderando la nostra felicità, Dio ci ha donato i comandamenti come segnali per indicarci la via giusta per giungere a lui. 
  3. In questo senso, il salmo responsoriale di oggi proclama che «i comandi del Signore sono limpidi [e] danno luce agli occhi», cioè illuminano la nostra coscienza nel cammino della vita.
  4. La seconda lettura ci invita a intendere il tempo quaresimale come un ritrovare il gusto della conoscenza di Cristo, tornando a meravigliarci di Lui. Può capitare, infatti, che la frenesia o la superficialità, con cui viviamo, possano farci smarrire lo stupore credente nei suoi confronti. Così, Gesù rischia di trasformarsi per noi in un innocuo personaggio del passato o in un noioso argomento di catechismo!
  5. Ma se Cristo è «il perfetto compimento di tutte le cose» - come proclama la lettura -, è decisivo per il nostro cammino spirituale cercare di conoscerlo in maniera sempre più profonda, senza illuderci di sapere già «abbastanza» di lui. A questo scopo, in Quaresima potremmo porre più attenzione almeno ai densi vangeli domenicali, per lasciarci affascinare ancora da Gesù e dal suo modo singolare di comportarsi, per poi cercare di vivere come lui all'interno della Chiesa.
  6. Per quanto riguarda, infine, il brano evangelico, ci domandiamo quale sia il messaggio che la pagina di Giovanni ci offre sul mistero di Dio. Sottolineo tre aspetti.
1.La pagina di ricorda che la rivelazione cristiana è essenzialmente un donarsi di Dio a noi in Gesù. È un fatto personale; è un incontro, in cui Gesù comunica non semplicemente delle cose, ma comunica se stesso («Sono io che ti parlo»). La rivelazione cristiana è questo incontro personale, misterioso, sconvolgente, nel quale Dio si dona quale persona da incontrare nella sua pienezza. 
«Se tu conoscessi il dono di Dio»! Il dono di Dio è Dio stesso che si dona; è il suo Spirito, il suo Figlio, è la paternità che ci abbraccia e ci avvolge. Questa è la rivelazione.
2. Una seconda riflessione, molto semplice: Gesù chiede, ma per poter dare! Il dialogo con la samaritana comincia con una richiesta: «Dammi da bere». E anche tutto il seguito del brano mostra che Gesù esige, proprio per suscitare la possibilità di donare in pienezza. Così succede in tutta l'esperienza della fede. Gesù chiede un impegno morale, la preghiera, la perseveranza …, ma nel desiderio di dare infinitamente di più, di riempirci di Sé. 
3. Dal dialogo di Gesù con la donna, ricaviamo infine che Gesù è il vero tempio. La storia delle religioni è costituita da una ricerca dell'uomo, che vorrebbe entrare in contatto con Dio. E la domanda è sempre la stessa: «dove entriamo in contatto con Lui»? Gesù dà la risposta, parlando con la samaritana: «Il contatto autentico con Dio sono io, è lo Spirito che io dono, è la verità che io sono». Gesù è il tempio, il luogo della preghiera, il luogo nel quale giungiamo alla pace e dove il sentimento religioso profondo si pacifica nella verità.


Potremmo, perciò, esprimere per noi tre domande, che riflettono le tre indicazioni sottolineate.
  1. Nel mio cammino di fede e di maturazione cristiana, sto rendendomi pronto alla manifestazione, che Dio vuole farmi di Sé? Al riguardo, è opportuno rivisitare tutte le nostre pratiche di preghiera, la nostra vita cristiana, per capire come in essa Dio mi si dona. Non soltanto io mi dono agli altri, ma Dio si dona a me.
  2. Gesù chiede per dare. La domanda è pungente: mi difendo talora dalle richieste di Gesù? Non comprendendo che egli richiede qualcosa, per aprirmi il cuore a ricevere assai di più?
  3. Se Gesù è il vero tempio e in lui si vive l'adorazione al Padre, posso dire di «adorare Dio in Spirito e verità»? Mi prendo tempo per l'adorazione? Lascio spazi per la presenza dello Spirito che mi conduce verso la verità?
don Virginio

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