giovedì 22 agosto 2019

Viaggio Pellegrinaggio Francia 2019 - Versailles

È il giorno di Versailles. Tutti abbiamo fantasticato su questa reggia che è stata il riferimento per la costruzione di altre Regge come quella di Caserta o Venaria e dell’austriaca Schonbrunn. Un inconveniente ci fa ritardare così partiamo alle 9.30. Sono circa venti i chilometri che dobbiamo percorrere per arrivare alla reggia, uno dei più bei capolavori dell'arte francese del XVII secolo. Semplice villino di caccia all'epoca di Luigi XIII fu trasformato in splendido palazzo reale dal re Sole che vi trasferì la corte nel 1682 e rimase la sede ufficiale del potere sino alla Rivoluzione Francese. In seguito, la bella dimora reale fu trasformata in Museo dedicato alla Storia di Francia per volere di Luigi Filippo e nelle sue sale confluirono una serie di opere che testimoniano tutt'oggi i grandi eventi della storia francese.
Luigi XIV salì al trono quando aveva solo cinque anni nel 1643 e rimase sotto la tutela della madre e del cardinale Mazzarino sino alla morte di quest'ultimo. Annunciò alla corte che nulla si sarebbe più fatto senza il suo ordine. La celebre espressione L'état c'est moi indicava i chiari intenti assolutistici del suo programma di governo: tutti i suoi sforzi, all'interno, furono rivolti a compiere il processo di accentramento della vita politica della nazione, all'erosione del potere nobiliare, mentre in politica estera si prodigò in guerre per avere l'egemonia in Europa ma senza prospettive di espansione coloniale e commerciale. Riuscì solo parzialmente ad unificare la Francia sotto un’unica corona e non riuscì ad esercitare il controllo assoluto del Continente.
Le innumerevoli stanze si susseguono con il loro sfarzo e ricercatezza. Una delle sale più suggestive della reggia è la galleria degli Specchi, che risplende nella luce riflessa dai suoi tanti specchi e nella bellezza dei suoi stucchi e delle pitture di Le Brun. La grande Galleria esprime nella sua ricchezza il successo politico, economico ed artistico della Francia. Essa veniva utilizzata quotidianamente come luogo di passaggio, di attesa e di incontro ed era frequentata da cortigiani e da visitatori. Nonostante il suo splendore, la galleria degli specchi fu solo eccezionalmente lo sfondo di cerimonie, allorché si vollero dotare del più grande fasto i ricevimenti diplomatici o le feste offerte in occasione delle nozze reali. In tali occasioni, il trono era posizionato su un podio al fondo della galleria. Fu proprio qui, inoltre, che fu firmato il 28 Giugno 1919 il Trattato di Versailles che pose fine alla Prima Guerra Mondiale e, da allora, i Presidenti della Repubblica Francese vi continuano a ricevere gli ospiti ufficiali della Francia.
“Versailles non è a misura d’uomo” continua a ripetere la nostra ottima guida, è facile dunque perdersi, così non ci stupiamo se proprio all’ultima sala una di noi segue un altro gruppo e si ritrova nei giardini che noi, ahimè, non potremo percorrere. Dopo una piccola ricerca la pecorella è ritrovata e don Roberto la riporta all’ovile, non sulle spalle, ma ugualmente felice.
Pranziamo a La Brasserie de le Musee. Il menù non prevede nulla di nuovo ma ritroviamo il dolce che abbiamo già assaggiato ieri sera: un savoiardo con del gelato al cioccolato.
Il tempo corre veloce e così il pullman ci porta al Santuario della Madonna della Medaglia Miracolosa.  Poche parole sull’origine di questa devozione. Il 27 novembre 1830 la Madonna vestita di un abito di seta bianca, che teneva il mondo tra le mani, stringendolo all’altezza del cuore apparve alla santa umile Caterina Labouré. L’immagine era racchiusa in una cornice ovale, come se si delineasse il bozzetto di una medaglia, contornata da una scritta in lettere d’oro: «O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi», invocazione allora inusuale. Poi la cornice ruotò su se stessa e apparve la lettera M sormontata da una croce e, sotto, due cuori: uno circondato dalla corona di spine, l’altro trafitto da una spada. La Vergine chiese alla giovane novizia di far coniare una medaglia secondo la visione avuta e di diffonderla in tutto il mondo. La ragazza avrebbe voluto poter trasmettere almeno la spiegazione dei due simboli, ma le fu detto soltanto: «La lettera M e i due cuori dicono abbastanza!». Parigi era allora devastata da un’epidemia di colera. Dopo qualche resistenza, la medaglia fu realizzata da un orafo di Parigi e furono tante le guarigioni e le grazie di conversione che in pochissimi anni fu necessario coniarne milioni di copie. Il quotidiano La France, nel 1835, già sosteneva che quel piccolo oggetto sacro era diventato «uno dei più grandi segni della fede, degli ultimi tempi». E quando, nel 1854, Pio IX definirà il dogma dell’Immacolata Concezione, riconoscendo che «era una verità tenacemente custodita nel cuore dei fedeli», potrà fondarsi anche sul fatto che c’erano già almeno dieci milioni di cristiani che ne portavano sul cuore la medaglia miracolosa.
Le suore della carità di San Vincenzo de Paoli ci accolgono con disponibilità e cordialità. Celebriamo nella tribuna del Santuario. È la memoria di Santa Maria Regina e nell’Eucaristia chiediamo la grazia di un’autentica devozione mariana, perché sia Maria a condurci a Gesù, Lei la Mamma del Re che intercede per noi come Regina. Nella preghiera in modo singolare ricordiamo Enrica la Mamma di don Fulvio Rossi e portiamo a Maria la preghiera di intercessione di quanti si sono affidati alle nostre preghiere. Con noi concelebra anche u sacerdote parigino, don Camillo.
Lasciamo il tempo necessario per gli acquisti nel negozietto delle Suore e riprendiamo il pullman. 
Al Venezia questa sera c’è la pizza ed è anche molto buona.
La serata è libera e a piccoli gruppi ci si muove verso il centro. Altri rimangono in albergo.

Si narra di un gruppo che si è diretto verso il Centro Pompidou, di una Chiesa aperta nel cuore della movida, di maledizioni ricevute da un poraccio al quale hanno rifiutato una sigaretta, di una sosta al Paradise per bere qualcosa e scoprire che le crepe al Gran Marnier è buona mentre il Mojito è meglio quello che facciamo in casa. Si raccontano tante storie e non sono il frutto di fantasie, ma di questa esperienza che ci sta regalando sempre nuove emozioni. Merci Paris.

Nessun commento:

Posta un commento