giovedì 23 gennaio 2014

Settimana dell'educazione - 23 gennaio 2014

HO FATTO UN GRANDE SOGNO
Il racconto - Dalla chiesa al cortile…
Passare dalla penombra della chiesa alla luce del sole è già di per sé traumatico.
Lo è ancor di più abbandonare il silenzio per il frastuono e i rumori della città.
Ci mettiamo a passeggiare sul marciapiede e molte facce di diversi colori ci vengono incontro:
il mondo ci investe! Gente di ogni razza che si muove per le strade, una vera sfilata di volti,
vestiti e copricapi: un’umanità varia e variopinta. Sorrido, pensando a come doveva essere al tempo di don Bosco, nell'800, camminare per una città come la sua. Quali incontri si potevano fare?
Don Bosco riprende il filo del discorso:
«Hai tanti amici? Chi sono?». Gli racconto di Marco, Giorgio e Ahmed, di Francesca, Paola e Jun, gli amici e le amiche del mio quartiere. Davanti ai miei occhi, proprio come in un sogno,
si è materializzato il parchetto vicino a casa di Marco dove ci troviamo spesso a giocare tra noi amici. «E cosa fate di bello?». Incalza don Bosco. «Giochiamo, saltiamo, corriamo, parliamo, gridiamo, qualche volta litighiamo, ma soprattutto ci divertiamo!» mi affretto a rispondere.
Don Bosco fa un grande sorriso e mi ricorda che è importante essere allegri. «Quante volte,
purtroppo, sui visi di ragazzi e ragazze che si incontrano si leggono solo noia, stanchezza,
musoneria e diffidenza!». «Altri si ritrovano insieme, ma non si conoscono, non si vogliono bene veramente!» riprende sospirando.
«Tranquillo, don Bosco», rispondo, «Io voglio bene ai miei amici!».
«Sono contento per te, ma sei sicuro di saper riconoscere gli amici e soprattutto di saper essere veramente loro amico? Lascia che ti racconti una cosa, ti sarà utile per imparare ad essere amico e a riconoscere gli amici, ti racconterò la parabola del buon grano!».
Gesù espose ai suoi amici un’altra parabola. dicendo:
Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo, ma.
mentre tutti dormivano. Venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò.
Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?".  Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”.
“No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai miei mietitori: “Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla;
il grano invece riponetelo nel mio granaio”. (Mt 13, 24-30)



«Hai capito?» mi chiede, ma dalla mia espressione intuisceche non mi è tutto chiaro.
«Ti spiego. Gesù ci racconta la parabola del buon grano. Ci insegna che il seme buono è gettato da Lui. 
Ognuno di noi è quel seme buono creato da Dio, che ha pensato da sempre la nostra presenza nel mondo.  
La nostra vita è immaginata perché porti frutto là dove si trova (a casa, a scuola, tra gli amici, all’oratorio,  
nello sport…)», inizia a raccontare don Bosco. 
«L’avventura della nostra vita è essere un seme che cresce come grano buono, che vale perché amata da Gesù, 
il quale ha voluto ognuno di noi così com’è, e ci ha chiamati ad essere figli dello stesso Padre!». 
«Il campo è il mondo, ma il mondo intorno a noi», continua don Bosco, «non è sempre attento e vigile. 
A volte si distrae, chiude gli occhi per non vedere e può capitare che abbia la meglio il male, 
che vinca la zizzania. La zizzania cresce nello stesso campo e nello stesso tempo in cui cresce il seme buono, 
fianco a fianco. Il campo è il mondo e intorno a noi il bene si mescola con il male,  
ed è proprio allora che bisogna pregare e chiedere aiuto a Gesù perché ci renda forti e  
capaci di crescere come il grano: buoni, allegri, accoglienti e con un grande desiderio di felicità!».

Le parole che sto ascoltando questa volta non mi annoiano; scopro che spesso è colpa mia se mi distraggo 
e non presto attenzione a chi mi sta parlando!
«Gesù ci chiede di non farci distrarre dalla zizzania!» 
riprende don Bosco. «Giochiamo le nostre qualità per crescere forti, senza farci trascinare da chi invece 
preferisce la furbizia all’onestà, le scorciatoie alla correttezza, l’egoismo alla generosità. Gesù legge
nel nostro cuore, conosce le fatiche e i desideri di felicità che abbiamo dentro! Non lasciamo che qualcuno  
ci rubi l’anima per qualcosa che vale poco!».
Don Bosco si ferma e mi guarda intensamente: «Ti stai occupando della tua anima? E di quella dei tuoi amici?». 
Dopo un tempo di silenzio che mi sembra infinito,  
don Bosco riprende: «Bene! Ora prendi questa castagna: può essere dolce come l'amicizia,  
ma se te ne dimentichi può andare a male! Tienila in tasca. Ti ricorderà gli impegni nei confronti dei
tuoi amici!».





Ti stai occupando della tua anima? E di quella dei tuoi amici?



Fermati un attimo. Dedicati qualche minuto. Non si tratta di qualcosa di poco conto.
Si tratta della tua felicità! Prova a rispondere da solo e in gruppo a queste domande:
- Penso ai miei amiche e amiche…che cosa ho ricevuto da loro? E che cosa posso aver dato loro?
- So essere amico anche di chi fa più fatica o ha delle difficoltà?
-  Sento Gesù come amico oppure stare un po’ di tempo con lui è un impegno tra i tanti, magari noioso e ripetitivo?

Mi prendo un impegno
Per me: mi impegno a fare una confessione ben fatta almeno una volta al mese,
facendomi aiutare dai miei nonni, dai miei genitori, dal mio don.
Per gli amici: provo a invitare un amico o un’amica, che fa fatica, a partecipare insieme alla messa.

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