Ritroviamo in questa quinta domenica di Avvento la figura di Giovanni il Battista e la liturgia della Parola ci invita a leggere la sua figura non solo in ordine alla comprensione che in Gesù le Scritture e le profezie sono compiute, ma anche come modello per vivere la spiritualità dell'Avvento.
La prima lettura, tratta dal capitolo 30 del profeta Isaia, ci parla della speranza e della salvezza offerta dal Signore al suo popolo, purché ritorni a manifestare la sua fiducia in lui. Il profeta si rivolge alla comunità ebraica di Gerusalemme promettendo in nome del suo Signore e maestro il termine di ogni sofferenza. Dio si svelerà agli occhi e agli orecchi di Israele indicando la via della giustizia da seguire. Il popolo pubblicamente e con forza deve prendere le distanze da quegli idoli dai quali sperava la fecondità e il benessere e che non sono altro che immondizia. Pioggia, buon seme, pane, bestiame, cibo abbondante per gli animali e prosperità sono solo dono del creatore e unico Signore.
La scena poi si sposta su un orizzonte che guarda al compimento messianico, al compimento della storia: il giudizio divino sul male, la straordinaria esplosione di luce che proviene dal sole e dalla luna e il gesto di tenerezza e di cura amorevole di Dio verso il suo popolo, ferito a causa del peccato.
Il salmo 145 (146) è un inno di gioia e di lode in onore del Dio fedele e liberatore scandito da acclamazioni che evocano le sue azioni nella storia: custode della fedeltà, operatore di giustizia per gli oppressi, datore di pane agli affamati, liberatore dei prigionieri, colui che apre gli occhi ai ciechi, colui che rialza chi è caduto, amante dei giusti, protettore dello straniero, colui che sostiene l'orfano e la vedova, colui che sconvolge le vie degli empi e regna per sempre. In questa lode in onore del Signor si ribadisce la necessità della scelta di fede: o si confida nei potenti o si spera nel Signore. I potenti sono uomini e quindi fragili, destinati alla morte, non possono garantire la salvezza. Dio, invece, è eterno ed è il solo capace di sostenere e offrire salvezza a coloro che credono in Lui.
La seconda lettura ci consegna la riflessione di Paolo che, partendo dalla sua esperienza, ci ricorda che il ministero apostolico deve avere come caratteristiche fondamentali la sincerità e la fedeltà alla verità della parola divina. Solo così diventa luce per chi vi si affida, mentre rimane tenebra per chi ha scelto di servire il dio di questo mondo. La luce di Cristo trasforma il fedele, avvolge il suo cuore. Il compito di annunciare il Vangelo è di conseguenza di straordinaria importanza, è il più alto di tutti.
Le parole del vangelo secondo Giovanni le troviamo subito dopo l'incontro con Nicodemo e subito prima dell'incontro con la Samaritana e ci ripropongono la figura di Giovanni il Battista. Si ribadisce la sua funzione di testimone di Cristo, così da smorzare sul nascere qualsiasi tentazione, presente in alcuni gruppi contemporanei all'evangelista, di attribuire un qualche primato al Battista. L'immagine dell'amico dello sposo, con il quale si descrive Giovanni, viene dalle consuetudini nuziali del popolo giudaico; era colui infatti che teneva e curava i rapporti ufficiali con il futuro sposo durante il fidanzamento: lo sposo è Gesù ed è al centro della scena, il Battista è in funzione di Lui e deve lasciargli umilmente lo spazio.
Il brano si conclude con un'esaltazione della figura di Gesù, colui che viene dal cielo, porta la rivelazione del Padre, effonde lo Spirito santo ed è Signore di tutte le cose per incarico del Padre che lo ama. La scelta di fede nei suoi confronti genera nell'uomo la vita piena, la vita eterna, cioè la stessa vita in Dio; la scelta del rifiuto è, invece, radice di giudizio e di perdizione.
Quali sono i tratti della spiritualità dell'Avvento che ci vengono dall'ascolto di questa Parola?
Solo la conversione del cuore permette di scorgere nelle pieghe della storia la luminosa presenza dell'opera di Dio, da qui nasce la lode per questo Dio che non si mentina del suo popolo, che non si dimentica di nessuno. Paolo può testimoniarlo di persona. La luce di Cristo ha trasformato la sua passione per la Legge in autentica dedizione all'annuncio fedele e sincero del Vangelo.
L'umiltà di Giovanni ci chiede di volerci bene per quello che siamo scoprendo che la fedeltà al nostro vissuto quotidiano è lo spazio vitale del nostro cammino di santità.
Inizia la novena di Natale ci è donato ancora del tempo per fare pulizia da qualche idolo che crea disordine o, come direbbe il profeta, immondizia nella nostra vita.
Proviamo a scrivere un testo di lode al Signore per le opere che ha compiuto nella nostra vita.
Ci chiediamo se la luce di Cristo avvolge il nostro cuore o se ci ritroviamo più distratti da altre luci, solo apparentemente più vivaci o colorate.
Ringraziamo il Signore perché ancora visita la nostra vita, nessun cuore sia troppo piccolo per accoglierlo, ma certamente un cuore umile sarà la dimora privilegiata.
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