Dopo quattro esperienze di viaggi pellegrinaggi in paesi europei sulle orme di figure di santità (2014 Polonia San Giovanni Paolo II - Santa Teresa Benedetta della Croce - San Massimiliano Kolbe - Padre Popielusko; 2015 Bulgaria San Giovanni XXIII; 2016 Portogallo e Spagna con San Giacomo e la Vergine di Fatima; 2017 Grecia sulle orme di San Paolo) quest’anno ci rechiamo in Puglia per incontrare la figura di San Pio da Pietralcina nel 50° anniversario della morte. Il nostro avvicinamento alla splendida regione del Gargano, del Salento e delle Murge incontra un luogo che come dice Santa Teresa di Lisieux è una perla: il Santuario della Beata Vergine di Loreto.
La partenza è stata per tutto il gruppo alle 6.15 e il viaggio è stato piacevole, il tempo è trascorso tra pause di sonno, chiacchiere, sudoku e musica. La sosta in zona Modena, provvidenziale e ristoratrice, ci ha consentito di giungere alla cittadina marchigiana senza ulteriori interruzioni. Il nostro autista Achille è stato un condottiero perfetto, degno del personaggio eroico di cui porta il nome.
Arrivati con ampio margine d’anticipo rispetto all’appuntamento per il pranzo, abbiamo iniziato a prendere confidenza con gli ambienti del Santuario.
Alle 13 il pranzo presso il ristorante “Al Girarrosto”, rimaniamo tutti soddisfatti dal cibo buono ed abbondante e dalla cordialità del servizio.
Alle 14.30 l’incontro con la guida che ci conduce nella Piazza antistante al santuario e ci fa muovere i primi passi nella storia straordinaria di questo luogo.
Il Santuario di Loreto conserva secondo un'antica tradizione, oggi comprovata dalle ricerche storiche e archeologiche, la casa nazaretana della Madonna. La dimora terrena di Maria a Nazaret era costituita da due parti: da una Grotta scavata nella roccia, tuttora venerata nella basilica dell'Annunciazione a Nazaret, e da una camera in muratura antistante, composta da tre pareti di pietre poste a chiusura della grotta. Secondo la tradizione, nel 1291, quando i crociati furono espulsi definitivamente dalla Palestina, le pareti in muratura della casa della Madonna furono trasportate "per ministero angelico", prima in Illiria (a Tersatto, nell'odierna Croazia) e poi nel territorio di Loreto (10 dicembre 1294). Oggi, in base a nuove indicazioni documentali, ai risultati degli scavi archeologici a Nazaret e nel sottosuolo della Santa Casa (1962-65) e a studi filologici e iconografici, si va sempre più confermando l'ipotesi secondo cui le pietre della Santa Casa sono state trasportate a Loreto su nave, per iniziativa della nobile famiglia Angeli, che regnava sull'Epiro. Proprio il riferimento alla famiglia Angeli potrebbe essere la spiegazione della tradizione che narra che siano stati gli Angeli a portare la Santa Casa a Loreto. Infatti, un documento del settembre 1294, scoperto di recente, attesta che Niceforo Angeli, despota dell'Epiro, nel dare la propria figlia Ithamar in sposa a Filippo di Taranto, quartogenito di Carlo II d'Angiò, re di Napoli, trasmise a lui una serie di beni dotali, fra i quali compaiono con spiccata evidenza: "le sante pietre portate via dalla Casa della Nostra Signora la Vergine Madre di Dio". Murate tra le pietre della Santa Casa sono state trovate cinque croci di stoffa rossa di crociati o, più probabilmente, di cavalieri di un ordine militare che nel medioevo difendevano i luoghi santi e le reliquie. Vi sono stati trovati anche alcuni resti di un uovo di struzzo, il quale subito richiama la Palestina e una simbologia riferentesi al mistero dell'Incarnazione. La Santa Casa inoltre, per la sua struttura e per il materiale in pietra non reperibile in zona, è un manufatto estraneo alla cultura e agli usi edilizi marchigiani. D'altra parte i raffronti tecnici della Santa Casa con la Grotta di Nazaret hanno messo in luce la coesistenza e la contiguità delle due parti. A conferma della tradizione è di grande importanza un recente studio sul modo in cui sono lavorate le pietre, cioè secondo l'uso dei Nabatei, diffuso nella Galilea ai tempi di Gesù. Di grande interesse risultano anche numerosi graffiti incisi sulle pietre della Santa Casa, giudicati dagli esperti di chiara origine giudeo-cristiana e assai simili a quelli riscontrati a Nazaret. La Santa Casa, nel suo nucleo originario è costituita solo da tre pareti perché la parte orientale, ove sorge l'altare, era aperta verso la Grotta. Le tre pareti originarie - senza fondamenta proprie e poggianti su un'antica via - si innalzano da terra per tre metri appena. Il materiale sovrastante, costituito da mattoni locali, è stato aggiunto in seguito, compresa la volta (1536), per rendere l'ambiente più adatto al culto. Il rivestimento marmoreo, che avvolge le pareti della Santa Casa, fu voluto da Giulio II e fu realizzato su disegno del Bramante (1507 c). da rinomati artisti del Rinascimento italiano. La statua della Vergine col Bambino, in legno di cedro del Libano, sostituisce quella del sec. XIV, distrutta da un incendio nel 1921. Grandi artisti si sono succeduti lungo i secoli per abbellire il Santuario la cui fama si è diffusa rapidamente in tutto il mondo divenendo meta privilegiata di milioni di pellegrini. L'insigne reliquia della Santa Casa di Maria è per il pellegrino occasione e invito per meditare gli alti messaggi teologici e spirituali legati al mistero dell'Incarnazione e all'annuncio della Salvezza.
Nel corso degli anni il Santuario si è arricchito di cappelle che prendono il nome dalle immagini in esse venerate ma anche dalle nazioni che hanno finanziato la realizzazione delle opere artistiche che le hanno arricchite. Scrigni di arte opere di artisti come Signorelli, Botticelli, Zuccari, Faustini, Seitz e Lotto. Preziosa anche la statua lignea del Crocifsso di Innocenzo da Petralia. La Sala del Tesoro o di Pomarancio è decorata con affreschi raffiguranti scene della vita della Madonna, eseguite nel 1605-1610 da Cristoforo Roncalli, detto il Pomarancio. Sua è anche la pala d'altare con la Crocifissione. La Sala fu voluta da Clemente VIII per accogliervi l'ingente cumulo dei doni votivi lasciati dai pellegrini di ogni tempo ed estrazione sociale. Oggi vi sono conservati pochi doni votivi e di scarso valore, perchè il Tesoro prima è stato spogliato da Napoleone, nel 1797 e poi dai ladri nel 1974. Ciò che di più prezioso si è salvato dalle due devastazioni ora è custodito nel museo-pinacoteca. Questa sala viene definita spesso la Cappella Sistina di Loreto.
Terminata la visita ci rechiamo nella Cripta del Crocifisso per la celebrazione eucaristica. Il nostro pellegrinaggio inizia nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di Maria Regina. Potrebbe essere letto come una coincidenza ma don Roberto ci invita a leggerlo come evento provvidenziale. A Maria affidiamo i primi passi del nostro viaggio. Nell’omelia siamo invitati a raccogliere tutte le intenzioni di preghiera che abbiamo nel cuore, esse riguardano la salute nostra e dei nostri figli e nipoti; preoccupazioni per le scelte delle persone che amiamo. Portiamo nel cuore anche le richieste di preghiera di chi, augurandoci buona vacanza, si è raccomandato un ricordo nei luoghi santi che visiteremo.
Al termina della celebrazione la guida ci conduce nei sotterranei del palazzo apostolico dove da poco sono state ristrutturate le cantine del Bramante. Le cantine ospitano alcune delle trecento antiche botti in legno, destinate alla riserva di vini pregiati. Abbiamo la possibilità di una degustazione gratuita di vini, di olii e miele. Dopo aver avuto il tempo per l’acquisto di qualche immagine e ricordo riprendiamo il pullman che ci porta a Trodica di Morrovalle, dove saremo ospitati nell’Hotel San Crispino. Camere semplici ma pulite ed accoglienti, la qualità del cibo buona anche se non paragonabile al pranzo: crespelle alla boscaiola, arista, contorni e frutta.
Dopo cena alcuni scelgono di fare quattro passi. Scopriamo che a motivo della vicina stazione ferroviaria la frazione Tradico si è sviluppata più del comune che è situato sul colle a circa cinque chilometri. Vediamo molte costruzioni nuove e tanto spazio riservato al verde pubblico.
Tutti raggiungono le proprie stanze, la sensazione diffusa è di avere vissuto una giornata intensa, non crediamo sia frutto del caso, grazie Signore!
Al termina della celebrazione la guida ci conduce nei sotterranei del palazzo apostolico dove da poco sono state ristrutturate le cantine del Bramante. Le cantine ospitano alcune delle trecento antiche botti in legno, destinate alla riserva di vini pregiati. Abbiamo la possibilità di una degustazione gratuita di vini, di olii e miele. Dopo aver avuto il tempo per l’acquisto di qualche immagine e ricordo riprendiamo il pullman che ci porta a Trodica di Morrovalle, dove saremo ospitati nell’Hotel San Crispino. Camere semplici ma pulite ed accoglienti, la qualità del cibo buona anche se non paragonabile al pranzo: crespelle alla boscaiola, arista, contorni e frutta.
Dopo cena alcuni scelgono di fare quattro passi. Scopriamo che a motivo della vicina stazione ferroviaria la frazione Tradico si è sviluppata più del comune che è situato sul colle a circa cinque chilometri. Vediamo molte costruzioni nuove e tanto spazio riservato al verde pubblico.
Tutti raggiungono le proprie stanze, la sensazione diffusa è di avere vissuto una giornata intensa, non crediamo sia frutto del caso, grazie Signore!
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