Rimango
sempre affascinato dalle persone che dedicano tempo a realizzare il presepio.
Anche quest’anno non sono riuscito io a prepararlo e fortunatamente ho la mia
Mamma che nella mia casa mette i segni del Natale, e anche il presepio.
Camminando
per le strade delle nostre Comunità ho pensato a un presepe, a un presepe dove
c’è tantissima luce.
Innanzitutto
nel mio presepe ci sono dei lampioni. I lampioni danno una luce intensa,
forte che è capace di spezzare l’oscurità; i lampioni danno sicurezza,
soprattutto in quelle sere dove il buio è fitto oppure quando inizia a salire
la nebbia. Ho pensato che i lampioni sono i papà. I papà sono
capaci di illuminare il cammino, a volte sembrano lontani, distaccati, freddi
come un lampione - una luce in alto -, eppure ci accorgiamo quando manca la
luce di un lampione e la invochiamo perché il procedere sulla strada diventa
meno sicuro. Nel mio presepe ci sono dei lampioni, ci sono tanti papà.
Nel mio
presepe ci sono delle lucette piccole, quelle notturne che
si mettono nelle prese e servono solamente di notte, pare. Sono capaci di dare
un po’ di sollievo quando svegliandosi nel cuore della notte, o per andare in
bagno o per prendere dell’acqua, illuminano quel tratto di cammino sufficiente
per non inciampare. Sembra una luce inutile eppure tutti noi in qualche momento
ci siamo accorti di quanto fosse importante avere una luce così, nella stanza o
nel corridoio. Ho pensato che queste luci assomigliano alle nostre mamme.
È una luce mite, discreta, delicata, non fa rumore, non fa chiasso ma è sempre
accesa e serve sempre nel momento più opportuno. Le mamme sono così: ci sono
sempre, capaci di illuminare quel tratto di cammino quando siamo in difficoltà.
Portano un po’ di sicurezza, a loro possiamo aggrapparci sempre. Nel mio
presepe ci sono tante, tante mamme.
Ho pensato
ai bambini. Loro mi ricordano le luci colorate del presepe
che si illuminano e si spengono. Tanti colori diversi, come sono i bambini:
tutti diversi ma tutti luminosi, soprattutto con i loro sorrisi. Le luci del
Natale ormai ci sono sempre, quasi non fanno neanche più stupore, eppure
davanti ai bambini ci stupiamo, come questa sera davanti al nostro “piccolo
Gesù Bambino” Filippo. Lo stupore nei bambini ci parla fortemente anche di
tanti bambini che purtroppo sono un po’ spenti dall’egoismo dei grandi,
dall’incapacità dei grandi di vedere in loro la luce che è Dio.
Nel mio
presepe, pensate, ci sono anche i fuochi d’artificio. Questi razzi che
arrivano nel cielo e spandono luce in ogni luogo, colorati, divertenti. Fanno
anche rumore. I fuochi d’artificio sono gli adolescenti. Questo tempo
straordinario della vita che noi guardiamo sempre sperando che passi in fretta.
Eppure è la più grande rivoluzione che accade nella vita di un uomo: quando ci
si apre alla vita, quando si scopre la vita, quando non la si capisce fino in
fondo ma la si desidera con tutte le proprie forze. I nostri adolescenti, le
nostre speranze, i nostri ragazzi… Nel mio presepe ci sono i fuochi d’artificio
e sono tutti i ragazzi che incontro: quelli che riesco a coinvolgere nei
cammini delle nostre Comunità e quelli che invece non riesco a coinvolgere. Ma
tutti, ne sono certo, sanno portare un po’ di luce, tanto colore.
Poi ci sono
i nostri giovani. Li ho pensati inizialmente a come quei razzi luminosi
che sono segnalatori nel cielo di una posizione, invece penso che siano più
delle torce. Sono alla ricerca. Come noi usiamo la torcia per cercare
nell’oscurità qualcosa, anche loro cercano, cercano qualche cosa: il compimento
della propria vocazione, una persona da amare, un lavoro. Cercano soprattutto
la fiducia di chi li guarda e non vede solamente un problema e neanche una
risorsa, ma li vede come un regalo e la loro giovinezza come speranza,
possibilità di credere in un futuro di pace, un futuro migliore.
Nel mio
presepe c’è anche il fuoco del camino. Il fuoco del camino dà luce e dà
calore. Trovarsi intorno al camino è sempre un’esperienza straordinaria. I
nostri ragazzi l’hanno un po’ persa ma chi ha la gioia di avere qualcuno che
accende per loro un camino e sa intorno al camino raccontare storie, sa fare
qualcosa di straordinario: racconta una memoria che diventa una realtà, che fa
sorridere al futuro. Il fuoco del camino sono i nostri nonni, che hanno
un sacco di storie da raccontarci, anche di un Natale che non c’è più, di un
Natale che ai loro occhi è bellissimo e che è bene che noi ascoltiamo nei loro
racconti perché illumini il nostro Natale affinché non sia banale,
superficiale, sciocco ma sia pieno della luce intensa, del calore forte del
fuoco del camino.
Nel mio
presepe c’è anche la brace. Il colore della brace è intenso, fortissimo,
ma spesso è velato da una coltre di cenere. Eppure basta poco: smuovere un po’
la brace subito riaccende il fuoco. Nel mio presepe ci sono tanti malati,
sembrano ormai destinati a spegnersi, velati come sono dalle tenebre della loro
fatica e della loro sofferenza, a volte anche dal loro invocare la fine della
vita perché sono stanchi. Eppure stare accanto a loro, smuovere quella brace,
dedicare loro tempo significa incendiare il fuoco dell’amore, della
gratitudine, significa guardare al futuro, alla vita eterna e non avere paura
perché nel cammino della vita c’è la luce che illumina i passi di ogni uomo.
Il mio
augurio è che i papà non abbiamo paura di essere luci che con
intensità sanno indicare il cammino, anche quando non vengono riconosciute,
apprezzate, valorizzate.
Che le
nostre mamme siano continuamente discrete, umili e tanto preziose,
insostituibili nell’illuminare soprattutto quei tratti di cammino che ci
sembrano più oscuri e difficili.
Che i
nostri bambini possano trovare sempre ascolto, che lo stupore accompagni
sempre i loro sguardi e che non ci dimentichiamo mai anche degli altri bambini,
di quelli che spesso l’egoismo spegne nella luce della loro infanzia.
Guardiamo
con fiducia ai nostri adolescenti: non siano
per noi solamente quelli che fanno rumore, ma quelli che danno colore, quelli
che ci chiedono di essere seri nell’affrontare la vita, di dare loro risposte
esigenti, autentiche, anche faticose ma capaci di futuro.
Che i
nostri giovani possano trovare la strada, anche attraverso il nostro
esempio, soprattutto non indicando loro un mondo cattivo e basta ma un mondo
dove sia possibile vivere una vita degna, anche perché faticosamente si cerca
il proprio posto, il proprio lavoro e la vita la si guadagna con la fatica del
proprio spendersi per sé e per gli altri.
L’augurio è
che i nostri nonni ci raccontino sempre della loro esperienza, anche
quando possono apparire noiosi o ripetitivi perché fino a che c’è qualcuno che
ci racconta qualcosa della vita ci racconta qualcosa di Dio, perché Dio è la
vita e in questa notte noi ne facciamo una memoria grata, lieta. Senza la vita
di Gesù noi non saremmo qui.
I nostri
anziani, i nostri malati: che fatica a volte
accompagnarli! Anche quest’anno ne abbiamo salutati molti, alcuni di noi hanno
vegliato accanto a loro per tanto tempo, sacrificando il proprio tempo ma non
ci dimentichiamo che loro sono coloro che ci hanno insegnato la vita, ci hanno
generato alla vita, ci hanno portato per mano quando eravamo bambini. Non
dimentichiamo che in quella brace della loro esistenza, che sembra inutile, c’è
sempre la memoria di qualcosa di straordinario, almeno della fatica di vivere e
della speranza di vivere bene la vita.
In questo
presepe metto anche la mia luce. La immagino come quella di un cero
che si consuma piano piano. È il desiderio che ho per me stesso, è il
desiderio che ho per ciascun presbitero. A volte questa luce risplende poco, a
volte pare incerta, a volte pare inutile, ma nel donare la vita così di giorno
in giorno la speranza è che nel bagliore di quella luce qualcuno, almeno uno,
possa intravedere la presenza di Dio.
«In quel tempo veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo».
Nessun commento:
Posta un commento