venerdì 22 marzo 2019

Introduzione alla Liturgia della Parola di domenica 24 marzo 2019 - III di Quaresima


La terza domenica di Quaresima viene denominata “domenica di Abramo” perché il confronto e lo scontro tra Gesù e “quei discepoli che gli avevano creduto”ruota attorno alla figura del Patriarca Abramo come padre nella fede, figura e modello di ogni credente che si riconosce, in Abramo, figlio di Dio. Ma, lo sperimentiamo ogni giorno, credere non è semplice, non lo è stato per Abramo e non lo è per noi. Gesù smaschera l’ipocrisia di chi si dice credente ma vive “schiavo del peccato”e svela la dinamica del credere mostrandone tutta la profondità e la complessità. Potremmo riassumere l’insegnamento di Gesù attorno a tre parole: ascolto, verità, libertà.
Innanzitutto la fede inizia dall’ascolto. Così è cominciata la storia di fede di Abramo che si è sentito chiamato da Dio e invitato a fidarsi di Lui lasciando la casa e sperando in una terra nuova e in una discendenza numerosa. Non solo: “Ascolta Israele”è il grande e continuo comando che Dio rivolge al suo popolo consegnandogli l’alleanza. L’ascolto presuppone umiltà e accoglienza e guarisce la presunzione di chi pensa di sapere e di capire tutto. “Se rimanete fedeli alla mia parola”, diventa non solo la condizione ma anche la garanzia per essere discepoli. Gesù riconosce che i suoi interlocutori non riescono a conoscere Dio, a riconoscere il Padre, proprio perché non danno ascolto alla sua parola. L’ascolto quotidiano, fedele, profondo della Parola di Dio ci educa alla sequela, e ci permette di conoscere sempre più intimamente il volto e il cuore del Padre.
Ascoltando si può comprendere laveritàdistinguendola da ciò che non lo è. La storia ci consegna il triste insegnamento di come dalla religione siano sorti fondamentalismi ed estremismi, distorcendo la verità e lasciandosi ingannare da nuovi idoli e ideologie (stessa radice semantica). Il libro del Deuteronomio aveva messo in guardia il popolo di Israele da “chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia o da chi fa incantesimi”. Tutto questo è “abominio al Signore”perché è abominio verso l’uomo. Ecco perché Gesù usa parole dure, severe nei confronti di chi non riconosce la verità, strumentalizzandola e deformandola, arrivando a dire che la menzogna, di qualsiasi tipo essa sia, è demoniaca: “Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna”. Magari noi non ci riteniamo persone false o menzognere ma dobbiamo fare attenzione perché c’è un modo di pensare e di parlare, di trattare gli argomenti, magari con superficialità o con rigidità, che inevitabilmente limita, impoverisce e quindi strumentalizza la verità. Quando la verità è utilizzata “contro” gli altri rischia di avere una radice demoniaca e quindi di essere implicitamente falsa o falsata.
“La verità vi farà liberi”. La libertàè il frutto maturo della Parola vera. Non chi pensa di fare quello che vuole, non chi teme di farsi condizionare, ma chi ascolta e obbedisce alla Parola confrontandosi con essa vive un’autentica esperienza di libertà. Gesù parla della libertà come della caratteristica specifica del figlio che lo contraddistingue dallo schiavo. Un figlio è tale quando c’è un legame, un’appartenenza al padre anche se, come figlio, è tenuto ad ascoltare e a obbedire al padre perché riconosce che lì sta il suo bene e quindi la sua gioia. Così è nei confronti di Dio. Ecco perché Gesù può dire: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Vivendo come Gesù, ascoltando la sua Parola, conosceremo la verità di noi stessi, la nostra identità di figli amati dal Padre. Ecco perché nell’Antico Testamento si dice spesso che la condizione per vivere felici e liberi nella terra promessa è obbedire alla Legge consegnata da Dio, perché solo vivendo così l’uomo impara a essere se stesso, a esprimere al meglio le sue potenzialità, a vivere con fecondità le sue relazioni.
Gesù ha vissuto in costante ascolto del Padre, così da essere la Verità per ogni uomo che crede in Lui, libero da ogni tentazione e da ogni ombra di peccato. Ecco perché Abramo “esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia”perché in Gesù si compie la speranza di chi crede, Lui che “dà origine alla fede e la porta a compimento”(Eb 12,2).

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