domenica 23 dicembre 2018

Introduzione alla Liturgia della Parola - 25 dicembre 2018




Natale. Cos’è Natale se non Dio che si è fatto dono di se stesso a noi.
Cos’è Natale se non questo dono del tutto speciale e unico.
Cos’è Natale se non Dio fatto uomo. Natale è Dio fatto carne. Natale è Dio che si fa come uno di noi e viene tra noi. Natale è Dio che che si fa dono. È Dio che viene come amico, come fratello, come uno che viene ad aiutarci, a consolarci, a volerci bene. Natale è Dio che diventa compagno di vita.
Tutta la liturgia della Parola della Messa del giorno di Natale ci aiuta a comprendere questo grande mistero dai secoli annunciato, e che è più reale e concreto di quanto noi possiamo capire.

La lettura del profeta Isaia (Is 8,23b-9,6a) vuole evidenziare la differenza tra passato e futuro, grazie all’uso dell’immagine contrastante luce-tenebre. Le tenebre, simbolo di caos e morte che dominavano prima dell’atto creativo di Dio, lasciano spazio alla luce che è vita, è colore, è presenza di Dio. Questa nuova situazione provoca gioia, una gioia che abbraccia tutta la vita, più grande della pace e più duratura di ogni tipo di vittoria. E i motivi della gioia, per Isaia, sono ben chiari. La liberazione dall’oppressore straniero, la fine della guerra, la nascita di un figlio. In particolare, quest’ultimo motivo è l’evento che provoca sia la fine dell’oppressione che la pace: è nato un bambino-per noi, un “Emmanuele”, che siederà sul trono di Davide, chiamato a portare pace, diritto e giustizia. Un bambino che ha un futuro senza fine anche se nasce dalla dinastia regale davidica.

L’epistola agli ebrei (Eb 1,1-8a) nel suo inizio pronuncia la fede nell’incarnazione di Dio, e prova a descrivere la natura divina e umana del Figlio, di Gesù. L’incarnazione del Figlio non è altro che il compimento del disegno pensato da Dio prima ancora della creazione, ed è l’ultima parola della sua rivelazione d’amore. È per questo che con Gesù si conclude la rivelazione di Dio, o meglio, raggiunge il suo apice. Gesù è Dio, Gesù è il Signore. 

Il vangelo di Luca (Lc 2,1-14) narra la scena della nascita di Gesù e l’annuncio ai pastori. Vengono quindi narrate le circostanze anche storiche della nascita di Gesù secondo le meticolose ricerche di San Luca. La manifestazione del bambino ai pastori comprende il messaggio angelico e il canto degli angeli stessi. I pastori ci ricordano l’umanità di Dio che si fa carne. I pastori di Betlemme, cittadina insignificante di Giuda, sottolineano ancor di più una umanità povera ed emarginata nella quale Dio ha voluto farsi presente.
E Dio, con l’annuncio degli angeli, dice del suo volersi donare al mondo in un bambino che diventerà per la storia umana il Salvatore, il Messia e il Signore. È lui la fonte della vera gioia che è di tutto il popolo, ed è questo che viene annunciato ai pastori.

Possiamo anche noi cogliere la vera gioia nel Natale del Signore, nel dono di Dio che si fa carne, si fa a noi prossimo. Cos’è Natale se non un dono speciale e unico per ciascuno di noi? È Dio che si fa noi. Sia questa la vera gioia di questo giorno. Così sia!

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