mercoledì 5 dicembre 2018

Introduzione alla liturgia della Parola di domenica 9 dicembre 2018



Introduzione alla liturgia della Parola di domenica 9 dicembre 2018 - anno C

La quarta domenica di Avvento ci invita a riflettere e a contemplare l’ingresso del Messia. Questo tema esplicita il significato profondo dell’Avvento, che non può essere ridotto solo alla preparazione al Natale, ma ci educa a quell’atteggiamento tipicamente cristiano della vigilanza. Il Signore viene, il Regno di Dio è vicino e i cristiani riconoscono questa presenza e ne attendono il compimento.
La prima lettura tratta dal profeta Isaia ci riporta alla radice profonda del desiderio di Israele di attendere il Messia: il popolo di Dio è stato conquistato, devastato e deportato e a Gerusalemme c’è solo qualche superstite, un “resto d’Israele”. Ma Dio è fedele anche a quel che resta del suo popolo, non viene meno la promessa fatta a Davide di un regno che non avrà fine. Ecco perché il Messia sarà un discendente di Davide, perché sarà il segno che Dio mantiene le promesse. Il tronco di Iesse che sembrava essere abbattuto è ancora capace di dare germogli. Il Messia, figlio di Davide, ha l’umiltà, la fragilità, la delicatezza di un germoglio, primavera della storia! Secondo la profezia di Isaia, il Signore compirà due azioni attraverso il suo inviato: laverà le brutture con il soffio del giudizio: è l’invito alla conversione ma anche il dono del perdono; e poi proteggerà il suo popolo, come aveva fatto durante il cammino nel deserto dell’Esodo, con una nube che copre di giorno e una luce che illumina di notte. Dio non lascia mai solo il suo popolo e lo visita con le sue benedizioni.
Il testo tratto dalla Lettera agli Ebrei, sottolinea un altro aspetto del Messia mandato da Dio: Gesù “è coronato di gloria e di onore” non per la sua forza e il suo potere ma “a causa della morte che ha sofferto”. Il Messia sofferente, inaspettato e incompreso, mostra tutta la vicinanza di Dio per i suoi figli, per loro si compromette, sperimenta il dolore, attraversa la morte. “Per questo non si vergogna di chiamarli fratelli”! Gesù è il Messia fratello, è “il volto della misericordia del Padre” (papa Francesco), è il Dio vicino. Eppure questa partecipazione alla sofferenza non ha sconfitto l’amore di Dio, Cristo attraverso la croce, il dono della sua vita, “ha ridotto all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere”. Gesù Cristo, il Crocifisso Risorto, vero Dio e vero uomo, attraverso la logica del dono gratuito di sé, ha scardinato la condanna del peccato, ha inaugurato il tempo della salvezza dando speranza all’uomo. L’avvento vive di questa speranza e attende questa pienezza.
Infine, il Vangelo ci presenta l’ingresso di Gesù a Gerusalemme secondo la redazione lucana. Testo solitamente destinato alla domenica delle palme, è posto qui, nel cuore dell’avvento, per ricordarci che Dio entra nelle nostre città e nella nostra vita, perché lui è il Messia, il Signore! E Gesù entra nella città santa cavalcando un puledro, segno di pace. Questa umiltà non impedisce alla gente di riconoscerlo come il Figlio di Davide, come l’atteso: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore”. Gesù viene nel nome del Padre che ama e perdona, viene re di pace, che riconcilia a rappacifica l’uomo con se stesso e con gli altri. 
In questa quarta domenica di Avvento la Liturgia della Parola ci invita a prendere posizione: Chi attendo per la mia vita? Chi sto aspettando perché le mie giornate abbiano senso, perché la mia vita sia piena? Ancora più profondamente: chi è il mio Signore, il mio Messia? 
Il Signore viene, come un germoglio inaspettato, come un fratello vicino, come un ospite atteso, e viene oggi e chiede di essere riconosciuto a e accolto. 
Buona continuazione di Avvento!

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