venerdì 12 aprile 2019

Introduzione alla Liturgia della Parola di domenica 14 aprile 2019


La Settimana autentica si apre nel nostro amato rito ambrosiano con la cosiddetta Domenica delle palme. Per questo giorno sono previsti due formulari per la Messa: quello “per la benedizione delle palme”, con la liturgia della parola che narra dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, e quello della “Messa del giorno” col Vangelo della cena di Betania. Vorrei tenere come riferimento il Vangelo dell’unzione di Betania (Gv 11,55-12,11) per lo sviluppo di questa riflessione che spero ci aiuti a vivere questa speciale settimana non come semplici spettatori…
La liturgia ambrosiana ci propone questa pericope evangelica legandola al Vangelo della domenica precedente (la risurrezione di Lazzaro), e per introdurci cronologicamente ai giorni santi del triduo pasquale. Prima di compiere il suo ingresso in Gerusalemme, Gesù vuole sostare in casa dell’amico da Lui risuscitato «sei giorni prima della Pasqua». Ovviamente Giovanni si riferisce alla Pasqua ebraica che si sarebbe celebrata in quell’anno di sabato, per noi il sabato santo.
Possiamo notare che i personaggi di questo Vangelo sono gli stessi del Vangelo della domenica precedente: Marta, Maria e Lazzaro. Ed è proprio la figura di quest’ultimo che può servirci per programmare fruttuosamente la Settimana santa. Mentre Marta era intenta a servire il Maestro, Maria compie il gesto simbolico del versare sui piedi del Signore una grande quantità di balsamo profumato «in vista del giorno della sepoltura», come dice lo stesso Gesù. Lazzaro invece era uno dei commensali di quel convito, insieme a tanta altra folla accorsa lì non solo per vedere Gesù, ma anche per vedere chi era stato risuscitato dai morti. Giovanni annota che molti Giudei abbandonarono la sinagoga a causa di Lazzaro e credevano in Gesù.
Lazzaro non fa nulla: non parla, non predica, non agisce, ma richiama irresistibilmente tanta gente con la sua semplice presenza… solo per essere stato oggetto dell’intervento di Gesù, per il fatto che Gesù ha meravigliosamente operato nella sua persona, lo ha in qualche modo “ricreato”, lo ha letteralmente fatto “uomo nuovo”, strappandolo dal sepolcro e riportandolo alla vita. Si è “lasciato fare” da Gesù, e per questo egli diventa un richiamo per la gente.
Ma la cosa più importante è che l’attenzione della gente che accorreva a Betania non si fermava su Lazzaro: attraverso lui, infatti, quella gente arriva fino a Cristo, fino alla fede in Lui: «Molti, a causa di Lazzaro, credevano in Gesù». Marta invece, affaccendata a servire il Signore, non polarizza altrettanta attenzione attorno a Cristo, e neppure Maria che spende quello che ha in quel gesto d’amore  spargendo profumo per tutta la casa. Lazzaro riesce ad essere un ottimo testimone non per quello che fa, ma per quello che ha fatto Gesù nei suoi confronti. 
La vicenda di Lazzaro può essere esemplare anche per noi, nella nostra preparazione spirituale a vivere la Settimana autentica: pensiamo non tanto a quello che dovremo fare in questi giorni santi, ma concentriamoci sulla spazio che dovremo lasciare nella nostra vita all’azione di Cristo. 

L’atteggiamento più corretto, quindi, per vivere i giorni della passione, morte e risurrezione del Signore è innanzitutto quello di una “cristiana passività”, cioè nella disponibilità a lasciare che sia Gesù ad agire in noi, ricreandoci, “risuscitandoci”, proprio come ha fatto con Lazzaro. Non dobbiamo lasciare spazio all’inerzia, all’apatia o alla pigrizia, ma dobbiamo accogliere la parola di Cristo, accogliere la sua persona che si offre per la nostra salvezza, seguire i suoi esempi, l’esempio della passione, l’esempio vissuto di un amore che giunge fino al dono totale della propria vita. La Settimana santa ci offre l’opportunità di fare spazio dentro di noi, in modo che sia il Signore ad agire. 

Come possiamo far spazio a Gesù nella nostra vita pluri-frammentata e ricca di incresciosi impegni che ci distolgono da questo ottimo proposito? Sfruttando le occasioni che la nostra Comunità ci offre, guidata dai nostri saggi pastori, i nostri sacerdoti.
Abbiamo la possibilità di celebrare il sacramento della penitenza in preparazione alla comunione pasquale: c’è un tempo per vivere la misericordia del Padre per ciascuno di noi. Lasciamo che il Signore “ricrei” la nostra vita morale segnata dalla negatività del peccato in una vita santa e autentica.
Il Giovedì Santo celebriamo la “Cena del Signore”: lasciamoci trasformare dall’Eucaristia, dal corpo immolato e dal sangue sparso dalla nostra salvezza. Decidiamo anche di trascorrere del tempo con Gesù agonizzante nel Getsemani…
Il Venerdì Santo ripercorriamo le tappe della passione e contempliamo Gesù morto in croce in un supremo gesto d’amore per noi. Lo faremo anche con la pia pratica della Via Crucis. Accogliamo con coraggio e serietà la proposta del Salvatore: abbracciare la Sua croce per vivere della Sua stessa vita.
E infine, nella Veglia Pasquale, ascoltiamo l’annuncio della Sua risurrezione, della Sua vittoria definitiva sulla morte, vittoria che non è soltanto Sua, ma anche di tutti coloro che in Lui ripongono la propria fiducia e con “cristiana passività” si lasciano rinnovare e ricreare dalla Sua Pasqua. 

Ci possono essere molti modi per vivere la Settimana santa, ma solo uno è quello vero, e ce lo ha proposto proprio Gesù: «farò la Pasqua da te»… e con te! Possiamo scegliere il modo giusto per vivere fino in fondo e cristianamente la nostra settimana santa, fino alla Sua e nostra Pasqua!

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