giovedì 15 novembre 2018

Introduzione alla Liturgia della Parola di domenica 18 novembre 2018



Introduzione alla liturgia della Parola di domenica 18 novembre 2018 - anno C

Testi delle letture di domenica 18 novembre 2018

Iniziamo con questa prima domenica una nuova esperienza comunitaria di ascolto della Parola. Ogni settimana un presbitero delle nostre Comunità proporrà una introduzione alla liturgia della Parola della domenica che andremo a vivere. Il desiderio è che sempre di più impariamo a metterci alla Scuola della Parola e cogliamo come le pagine bibliche proposte durante la celebrazione eucaristica possano diventare guida al cammino personale e comunitario.

Domenica 18 novembre inizia un nuovo anno liturgico che si apre con il tempo di Avvento. Questa parola ci parla dell'attesa di Dio che ciascuno di noi vive nella quotidiana vigilanza della propria esistenza, ma ci ricorda anche che Dio è venuto nella storia, viene certo nel presente e verrà a compiere la storia. L'Avvento riguarda un evento: è la visita di Dio attraverso Gesù, il suo Figlio. Penso sia significativo leggere in questo modo la visita che molti presbiteri compiono nelle case propio in questo tempo: Dio viene a visitare la tua vita proprio lì dove tu abiti, bussa alla tua porta perché desidera incontrarti.

Ma veniamo ai testi che ascolteremo e leggeremo domenica.
Nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia, troviamo ripetuta l'espressione giorno del Signore, che appare avere una connotazione negativa, giorno di giudizio, implacabile per sterminare i peccatori. Possiamo cogliere nella durezza delle espressioni di questi versetti del profeta un invito a vivere seriamente la propria esperienza di abbandono fiducioso in Dio. Abbandono che si esprime nell'invocazione del salmo: Sorgi, o Dio, e vieni a salvare il tuo popolo. Questo ritornello accompagna le parole del salmo usate nella tradizione cristiana come canto pasquale dell'ascensione di Cristo al cielo. Dal cielo attendiamo la sua venuta perché siano dispersi i nemici, perché i giusti si rallegrino in Lui.

La seconda lettura, tratta dalla lettera agli Efesini, si presenta come una esortazione a vivere nella fedeltà il giorno del Signore, che si è compiuto nella Pasqua di Gesù, quando Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi in sacrificio. Il cammino del credente avviene nella carità in attesa che il mistero della fede sia pienamente svelato nella definitiva venuta del Signore. I richiami a lottare contro ogni forma di impurità sottolineano ancora una volta la serietà del cammino di fede perché il discepolo viva come figlio della luce, nella ricerca di piacere unicamente al Signore, perché bontà, giustizia e verità diano alla vita una profonda unità interiore.

Le parole di Gesù nel Vangelo di Luca non rivelano qualcosa di strano o nascosto, ma il senso profondo della nostra realtà presente: ci tolgono il velo che le nostre paure e i nostri errori ci hanno messo davanti agli occhi, e ci permettono di vedere quella verità che è la parola definitiva di Dio sul mondo.
Gesù non risponde alla domanda circa il tempo e i segni che accompagnano la fine del mondo, è infatti illusorio pensare che se avessimo queste informazioni vivremmo meglio; "guardate di non essere ingannati" perché puntualmente ritorna il pensiero alla fine del mondo ma l'inganno è non riconoscere che la nostra più grande paura è per la morte, ma il male più grande non è la morte ma il modo nel quale la viviamo.
Guerre e rivolte ci sono sempre state, Luca ha negli occhi la rivolta che ha portato alla distruzione di Gerusalemme. Ma la prima guerra è stata molto semplice, quella tra due fratelli là dove l'uno non è stato capace di accettare il proprio limite che ha trasformato da bisogno di essere aiutato da chi mi sta accanto ad aggressione, violenza e morte. Le guerre non sono necessarie ma sono la conseguenza del male che c'è. Tutto il male del mondo, non costituisce la fine del mondo, il male massimo l’abbiamo già fatto, uccidere Dio. Non è stata la fine del mondo, è stato l’inizio del mondo nuovo. Così tutto il male del mondo non decreterà la fine del mondo, queste cose avvengono adesso è il tempo in cui viviamo, è il tempo nel quale dobbiamo agire noi con la nostra responsabilità smettendo di essere causa di male.
Anche la natura si ribella a comportamenti egoisti e avidi. 
La persecuzione è il tempo della testimonianza, il cristiano subisce il male perché appartiene a Cristo il giusto perseguitato. Il cristiano autentico sa che può essere ucciso ma nella convinzione che neppure un suo capello verrà dimenticato. “Perché con la vostra perseveranza salverete la vostra vita”: vivi veramente solo se sai dare la vita, essa non è infatti qualcosa da trattenere, come il respiro, se lo trattieni muori. La vita è un dono e bisogna saperla donare per ciò che val la pena, cioè per l’Amore, per la fraternità, per la giustizia, allora l’hai salvata. “Chi vorrà salvare la propria vita la perderà”: diventa egoista e vive già la morte eterna, chi invece sa perdere la sua vita la salva, vive già ora nell’amore di Cristo e a Lui dà testimonianza.

Facciamo nostro l'ultimo invito del testo:  dentro le mutazioni della storia, dentro le speranze e le contraddizioni che la segnano: “Risollevatevi e alzate il capo”, questo il segno che siete in attesa della sua venuta. Quando le depressioni, le disillusioni, le tragedie ci fanno piegati e curvi, e quasi non ci rimane più voglia di ricominciare e di lottare, quando tutto ci sembra logoro e inutile, ci raggiunga, ci risuoni dentro questa parola, “risollevatevi e alzate il capo, la vostra liberazione è vicina”.

Buon tempo di Avvento!


Testi delle letture di domenica 18 novembre 2018

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